I Consiglieri di ‘Popoli Prima’ chiedono al Presidente della Regione Abruzzo di sospendere il decreto di riordino della rete ospedaliera e i suoi effetti su Popoli per non privare il territorio di una struttura sanitaria di riferimento capace di fronteggiare l’emergenza
POPOLI (PE) – I consiglieri comunali della lista ‘Popoli Prima’ Mario Lattanzio e Vanessa Combattelli ,alla luce dei danni e delle vittime del terremoto che ha colpito le aree interne del reatino e delle Marche, ritengono indispensabile un ripensamento circa la prevista chiusura dell’ospedale civile di Popoli, un centro che si trova tra due faglie, quella aquilana e quella di Sulmona.
Pertanto chiedono al Presidente della Regione Abruzzo D’Alfonso di sospendere subito con un atto commissariale il decreto di riordino della rete ospedaliera e i suoi effetti su Popoli perché privare tale territorio di una struttura sanitaria di riferimento capace di fronteggiare l’emergenza, è semplicemente irresponsabile .
A questo punto, attraverso il capogruppo regionale di Forza Italia Lorenzo Sospiri, sarà inoltrata una apposita istanza al Governatore D’Alfonso, al Presidente della Repubblica Mattarella, al Presidente del Consiglio Renzi e al Ministro Lorenzin .
“Popoli si trova in una zona geograficamente ad elevato rischio sismico – hanno ricordato i consiglieri Lattanzio e Combattelli -, ne abbiamo preso consapevolezza con il terremoto de L’Aquila, nel 2009, e ora ne abbiamo certezza dopo la scossa del 24 agosto che è stata avvertita in maniera prepotente dalla nostra popolazione che ora ha paura. In tanti, quella notte, si sono riversati nel Pronto soccorso per chiedere assistenza di ogni genere, cittadini che, in caso di chiusura del nostro centro di emergenza, si sarebbero dovuti riversare al Pronto soccorso di Pescara già al collasso.
Pensare di dismettere o comunque di riconvertire il nostro ospedale, trasformandolo solo in un centro riabilitativo, è una sciagura, una follia, fra l’altro parliamo di una struttura che oggi conta sale operatorie nuove, un Pronto soccorso ristrutturato nel 2010 e attualmente uno dei pochi effettivamente a norma, sul quale sono stati spesi migliaia di euro. Ma se fino a poche ore fa il dibattito sulla chiusura o meno dell’ospedale poteva essere considerato un puro scontro politico, il terremoto del reatino ha alzato il livello dell’allarme, realizzando, peraltro, un timore fondato che da due anni continuiamo a ribadire.
Popoli è compresa tra due faglie e in caso di un ulteriore evento sismico, che peraltro andrebbe a coinvolgere, inevitabilmente, tutte le aree interne a noi adiacenti, è assurdo pensare di non poter più neanche contare sulla presenza di un ospedale di base per garantire il soccorso alla popolazione colpita.
Popoli si è sviluppata proprio dentro il cratere sismico, e dunque avere un ospedale è fondamentale, irrinunciabile, la classe politica dirigente non può continuare a far finta di nulla, non è accettabile lasciare una zona tanto pericolosa senza un nosocomio territoriale dotato di tutte le sue funzioni e competenze professionali capaci di gestire un’emergenza.
Dopo mesi dalla nostra richiesta – hanno proseguito i consiglieri Lattanzio e Combattelli – apprendiamo e prendiamo atto che il sindaco ha deciso di impugnare dinanzi al Tar il decreto di chiusura della struttura, decisione da noi lungamente sollecitata, ma comunque parliamo di un atto puramente amministrativo, e invece occorre andare oltre.
Attraverso il consigliere regionale Sospiri, presenteremo una richiesta urgente al Governatore D’Alfonso, chiedendogli di firmare un atto commissariale per sospendere, con effetto immediato, il decreto di chiusura e riconversione dell’ospedale di Popoli e contestualmente invieremo la stessa istanza al Presidente della Repubblica Mattarella e al presidente Renzi, oltre che al Ministro della Sanità Lorenzin, facendo capire che una città, un centro urbano delle dimensioni di Popoli, situato in piena zona sismica, non può essere privato di un ospedale di base con relativo Pronto soccorso.
Se il Governatore D’Alfonso non dovesse bloccare quel decreto, chiederemo al Governo Renzi di farlo, consapevoli, in caso contrario delle possibili tragiche conseguenze e della enorme responsabilità che ciascuno di essi andrà ad assumersi anche sotto il profilo giudiziario.
Dopo quanto accaduto la nostra battaglia, che non è di campanile, riprende in maniera ancora più decisa e andremo a concretizzarla attraverso l’attuazione di iniziative nelle quali coinvolgeremo la popolazione che dovrà essere responsabilizzata e dovrà prendere atto che oggi i cittadini delle aree interne sono evidentemente considerati di terza categoria dal Governo della Regione Abruzzo, e anche dai quei rappresentanti territoriali del Governo nazionale che non stanno muovendo un dito per salvare Popoli”.