L’Azienda precisa che dal 2017 ha investito 2 milioni di euro per l’ammodernamento e che sono già in programma nuovi intereventi
Carenza idrica, reti vetuste, dislivello di quota e mancanza di autoclavi sono le criticità con le quali si trova a fare i conti quotidianamente la città di Chieti: problemi che da anni attanagliano il capoluogo teatino, ma resi più evidenti dalla recente emergenza sanitaria. I presidente Aca, Ingegner Giovanna Brandelli, ha voluto fare il punto della situazione preciando, con una nota, che la società ha preso in carico la rete idrica di Chieti nel 2017 e, che, consapevole delle perduranti carenze sulla rete gestita in precedenza dal Comune, ha investito oltre 2 milioni di euro in meno di tre anni per contrastare almeno una prima parte delle consistenti perdite idriche causate da una rete fatiscente e obsoleta.
La Brandrelli ha aggiunto che sono già in programma altri interventi per il monitoraggio non invasivo su tutta la rete, riparazioni puntuali e la sostituzione di intere porzioni di condotte allo Scalo. Il Presidente ha sottolineato come l’impegno dell’ammodernamento di una rete sia arduo, complicato dal dislivello di quota che induce a impiegare pompe e serbatoi importanti per portare acqua nella parte alta della città”.
In accordo con l’amministrazione comunale del Sindaco Di Primio, che nei giorni scorsi ha promosso e sostenuto comportamenti tesi a un corretto utilizzo delle risorse idriche tra la cittadinanza, in attesa di uno sblocco da parte della ASL delle procedure di attivazione di un nuovo punto di presa in sorgente, e di precipitazioni che vadano a reintegrare le acque di sorgenti e falde, ha ricordato che gli stabili di almeno tre piani devono avere l’autoclave per permettere gli accumuli (art. 39 regolamento utenza).
La parzializzazione delle portate notturne è una pratica che riguarda tutti i Comuni del gestore e che è sempre stata operata a Chieti. ACA sta facendo continue verifiche sul territorio per rendere più mirata la calibrazione delle portate e venire incontro alle esigenze degli utenti, in un momento in cui l’emergenza sanitaria ha accelerato la crisi idrica che già si prevedeva dopo un inverno senza piogge.