PESCARA – “La situazione dei circa 100 Operatori Socio-sanitari della sanità pescarese rimandati a casa alla scadenza del contratto di servizio a tempo determinato merita sicuramente una più approfondita riflessione. È vero che quelle unità non sono state oggetto di selezione, ma hanno risposto a una chiamata nel pieno dell’emergenza Covid-19 affrontando con coraggio una battaglia durissima e pericolosa. Non possiamo e non dobbiamo rischiare il ricorso di coloro che invece hanno partecipato a una selezione pubblica, vincendola legittimamente, ma è altrettanto vero che a quei 100 Oss a tempo va riconosciuto il merito di aver combattuto in prima linea per 14 mesi acquisendo peraltro un’esperienza e una professionalità incomparabili. Per questo chiedo oggi alla Asl di Pescara di scandagliare ogni ipotesi di legittimità per dare una chance a quei precari, vagliando ogni possibile procedura amministrativa percorribile per dare un’occupazione non precaria a quei lavoratori”. Lo ha detto il Presidente del Consiglio della Regione Abruzzo Lorenzo Sospiri commentando la protesta degli Oss svoltasi ieri mattina sotto la sede della Regione Abruzzo per la conclusione dei contratti somministrati sino allo scorso 30 aprile.
“Quella per il diritto al lavoro non può trasformarsi in una guerra tra poveri, da un lato gli Oss che hanno combattuto contro il Covid rispondendo a una chiamata con un contratto a tempo determinato e lavoro somministrato, e dall’altro quegli Operatori socio-sanitari che hanno partecipato e vinto una legittima selezione – ha sottolineato il Presidente Sospiri –. La verità, e l’avevo anticipato in tempi non sospetti sollevando qualche perplessità oggi giustificata, è che per quegli operatori che per 14 mesi hanno lottato dentro una tuta e dietro mascherine e visiere, con in mano solo un contratto di lavoro interinale, è stato usato un metodo non corretto di somministrazione del lavoro. Ma, assodato questo elemento discriminante, è pur vero che quelle 100 unità sono state sul pezzo, hanno risposto a una chiamata d’urgenza per cominciare a lavorare all’interno dei reparti Covid-19, ovvero in trincea, a contatto ventiquattro ore su ventiquattro con un virus che ancora oggi fa vittime e paura, sono stati la colonna dell’Abruzzo quando la nostra regione ne aveva più bisogno. Sono persone che hanno fatto indiscutibilmente la differenza, e mi pare assurdo che oggi non si riesca a riconoscere il ruolo determinante che hanno avuto quando hanno accettato l’accesso al lavoro nel momento in cui la manodopera non si trovava.
È evidente che coloro i quali oggi hanno un legittimo contratto di Oss dopo aver superato una selezione pubblica non esiterebbero a fare ricorso se si vedessero surclassati da chi non ha concluso una selezione, ma credo che oggi sia compito della Asl trovare il punto di equilibrio tra Oss a concorso e Oss a chiamata. Questi ultimi hanno sicuramente acquisito un merito assoluto per il lavoro straordinario portato avanti negli ultimi 14 mesi in condizioni inimmaginabili, quando tutti avevano semplicemente paura perchè stavamo combattendo un nemico invisibile e sconosciuto. E allora – ha ribadito il Presidente Sospiri – così come accaduto con la stabilizzazione dei medici precari, che però comunque avevano fatto una selezione dunque la loro vicenda amministrativa era meno critica, oggi la Asl deve approfondire ogni possibilità legale e rispettosa della legge al fine di individuare una corretta procedura amministrativa che riconosca agli Operatori socio-sanitari del Covid-19 il diritto al lavoro stabile e su questo tema faccio appello al grande senso di responsabilità e alle capacità amministrative della nostra Asl che non ancora esce dalla fase pesante della pandemia, dunque è ben consapevole di quanto accaduto nel nostro recente passato”.
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