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Sospensione di attività non essenziali, Pescara la provincia più colpita

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REGIONE – Il Decreto MISE del 25 marzo 2020, emanato al fine di contenere e gestire l’emergenza epidemio-logica dovuta al COVID-19, ha individuato le attività economiche ritenute non essenziali e ne ha sospeso l’operatività. Di conseguenza in Abruzzo è stata sospesa l’attività di 90.607 imprese e 263.459 lavoratori. Tale provvedimento coinvolge una quota rilevante del mondo imprenditoriale regionale pari al 60,9% delle imprese e al 61,4% degli addetti.

È quanto emerge dalle elaborazioni effettuate dal CRESA – Ufficio Studi dell’Agenzia per lo sviluppo della Camera di Commercio dell’Aquila sulla base della banca dati Stockview del Sistema informativo Infocamere. Considerando le imprese registrate al 31 dicem- bre 2019, in termini assoluti Pescara è la provincia nella quale ne è stato sospeso il maggior numero (24.544 pari al 27,1% del totale regionale) mentre Chieti registra il maggior numero di addetti so- spesi (86.648 cioè il 32,9%).

Le situazioni sono differenziate a livello provincia- le a causa della loro diversa specializzazione settoriale e dimensione media aziendale: mentre L’Aquila e Pescara emergono per quota delle imprese sospese (rispettivamente 65,0% e 65,3%), Teramo e Chieti rilevano il maggior peso degli addetti sospesi 63,9% e 62,7%).

I settori economici sono stati diversamente colpiti dal Decreto. Alla sospensione completa delle attività immobiliari e quelle artistiche sportive e di intrattenimento, si è accompagnata la chiusura quasi totale delle imprese operanti nelle altre attività di servizi (94,0%), delle attività di alloggio e ristorazione (92,9%), dell’estrazione di minerali (88,6%), del commercio (86,6%), delle costruzioni (76,9%).

Gli effetti economici saranno considerevoli tenuto conto che, secondo una prima stima dell’Istat, le imprese sospese in Abruzzo producono un fattu- rato pari a circa il 47% del totale regionale.

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