Il consigliere regionale commenta l’annuncio dell’assessore Allegrino relativo a tale progetto del Comune
PESCARA – Il Capogruppo di Forza Italia alla Regione Abruzzo Lorenzo Sospiri è intervenuto sull’ultimo annuncio dell’assessore Allegrino circa l’apertura dello Sprar a Pescara destinato a ospitare circa 400 stranieri arrivati con i barconi sulle coste italiane.
“Iniziamo col dire che non c’è nulla di imminente – ha sottolineato il Capogruppo Sospiri -. L’assessore Allegrino si è limitata a presentare una delibera di intenti, un atto di indirizzo, affermando la linea che l’amministrazione Alessandrini vorrebbe seguire nel caso in cui si dovesse optare per l’apertura di uno Sprar a Pescara in sostituzione dei Cas, due acronimi diversi per indicare una identica sostanza, ovvero la presenza sul territorio di presunti profughi per i quali lo Stato, ovvero gli italiani, sborsano 35 euro al giorno in favore di chi si candida a gestirli, un business che sino a oggi ha fruttato, solo sulla nostra provincia, 5 o 6 milioni di euro di guadagno l’anno a favore di cooperative.
L’unica differenza è che con lo Sprar è il Comune che individua la localizzazione di tali soggetti, in una proporzione di 10 presunti profughi ogni 10mila abitanti, mentre con il Cas c’è un bando emanato dalle Prefetture e i privati possono fare la domanda di adesione e candidare alberghi privati, palazzine, case, quindi è chi fa la domanda che decide il mercato. È però chiaro che, in entrambi i casi, c’è sempre un business sotto che sfrutta i disperati che, nella maggior parte dei casi, fuggono non dalla guerra ma dalla povertà, per ritrovarsi in un’altra povertà, un business pagato con i soldi degli italiani. Non abbiamo alcuna certezza che nello Sprar troveranno ospitalità solo coloro che hanno già ottenuto dal Tribunale de L’Aquila lo status di rifugiati, noi ne dubitiamo, e piuttosto ci rendiamo conto che il controllo della situazione immigrati è sicuramente sfuggita a un’amministrazione che ora cerca scappatoie e soluzioni pasticciate.
La verità è che tra la delibera di intenti e la sua attuazione passeranno ancora anni in cui la giunta Alessandrini spera che cali l’attenzione e nel frattempo apre lo Sprar per i minori ai Gesuiti dove, per legge, avrebbero potuto inserire solo 10 ragazzi e non 25 come sta facendo, come sempre stipati in stanze inadeguate come cavallette. Ancora una volta l’assessore Allegrino sta dando prova di improvvisazione: oggi – ha proseguito il Capogruppo Sospiri – il tema non è quello di chiudere i Cas per aprire gli Sprar, ma dev’essere solo quello di chiudere i Centri di Accoglienza.
Non è accettabile che il Comune ceda al ricatto di prendersi la gestione di 400 presunti profughi per evitare che il business resti nelle mani delle solite cooperative perché una città che versa nelle condizioni di disordine come Pescara oggi ha altre emergenze e priorità. Non era e non è obbligatorio aderire allo Sprar, e soprattutto prima di aderire a qualunque iniziativa del genere il Comune deve già sapere dove eventualmente portare i 400 presunti profughi. Come abbiamo sempre sostenuto, una cosa è ospitare i presunti profughi nella Cittadella della Carità gestita dalla Caritas in via Alento, altra cosa è ricorrere a strutture improvvisate, come un albergo sul lungomare o magari scuole dismesse in pieno centro residenziale.
Chiaramente l’assessore Allegrino ha tentato di indorare la pillola che pensa di propinare ai pescaresi, dimenticando di dire però che non ha alcuna certezza che, una volta aperto lo Sprar, vengano chiusi contestualmente i Cas, e il rischio è che accada a Pescara ciò che già è accaduto in altre località, come Montesilvano. A questo punto pretendiamo chiarezza: l’assessore Allegrino la smettesse di propinare bugie e, piuttosto, si impegnasse a difendere le esigenze del territorio.
Prima di aderire allo Spar dobbiamo e vogliamo sapere quali sono le strutture destinate a ospitare i 400 presunti profughi, se sono immobili pubblici o privati, dove sono situati rispetto al territorio, quanti presunti profughi conterrà ogni singola struttura e chi assicurerà il controllo e il monitoraggio quotidiano delle persone ospitate. In caso contrario, siamo pronti a istituire dei presidi di controllo per impedire l’apertura degli Sprar, esattamente com’è accaduto sulla riviera sud”.