“Le notizie sono in realtà ancora frammentarie visto che la Calbit Srl, l’impresa romana che in teoria si sarebbe aggiudicata la cementeria per 1milione di euro, non avrebbe ancora confermato l’operazione – ha sottolineato il Capogruppo Sospiri -.
la Calbit sarebbe una media azienda, con 14 dipendenti, un fatturato chiuso al 2016 con 2milioni 900 mila euro circa, e si dedicherebbe all’estrazione della pietra pomice di altri minerali.
Ci pare dunque assurdo che qualcuno, ovvero il Governatore D’Alfonso, tenti di far credere ai cittadini che, in un momento di crisi dell’industria di proporzioni enormi, come quello che stiamo vivendo, ci sia un’azienda, di peso nazionale, che spende fior di centinaia di euro per acquistare e poi ristrutturare, per non sappiamo quale somma, una tale struttura al buio, senza avere già ben pianificato cosa fare con il cementificio di Pescara nel futuro più immediato.
È evidente che gli acquirenti o hanno già valutato, anche in sede legale, la possibilità di ripartire e di riaccendere l’impianto, rimettendolo in funzione, oppure si tratta di un business che punta al mercato immobiliare urbanistico che rischia di rendere impossibile il costo della bonifica dell’area in caso di smantellamento, considerando quanto costerebbe l’eventuale esproprio o successiva acquisizione.
se il Governatore vuole veramente impedire la riattivazione del cementificio può farlo semplicemente negando l’Autorizzazione Ambientale Integrata, insieme all’Arta e all’Ausl, esattamente come ha fatto, senza annunci né proclami, il centro-destra al Comune e in Regione quando ha determinato la chiusura della cementeria.
Anzi, in questo caso, le chiacchiere stanno a zero, e contano solo i fatti, agendo con la massima tempestività possibile.
Ovviamente – ha aggiunto il Capogruppo Sospiri – chiediamo che venga subito convocata una riunione istituzionale tra la Regione e la nuova proprietà del cementificio, allargata anche alle opposizioni consiliari, per darci modo di aprire un confronto immediato dichiarando francamente le rispettive volontà.
In caso contrario siamo pronti a organizzare subito una nuova marcia sul cementificio, mobilitando tutta la città, non solo un quartiere, aprendo un presidio dinanzi a una fabbrica di cemento che non può più operare in pieno centro cittadino residenziale, pregiudicando la qualità della vita di centinaia di famiglie”.
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