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Sotto i colpi della crisi

da Francesco Nicolini

Unimpresa Chieti: cinque aziende su otto ancora con l’acqua alla gola. E sulla fine dell’anno restano ancora molti dubbi

CHIETI – É stato recentemente compiuto un sondaggio da Unimpresa fra le 122mila associate dopo il cambio di governo tra Letta e Renzi. Ne viene fuori che il 62,5% delle imprese ha il forte timore di un nuovo terremoto finanziario, stadi di crisi e procedure concorsuali. Tra i problemi principali: impossibilità di pagare le tasse, stretta del credito e ritardo dei pagamenti della pubblica amministrazione.Cinque aziende su otto sono ancora sul filo del rasoio, mentre anche il secondo semestre di quest’anno non lascia ben sperare. Sono diversi i motivi che mettono in ansia gli imprenditori italiani: problemi con le banche per la concessione di finanziamenti, difficoltà nel rispettare scadenze e adempimenti fiscali, ritardi dei pagamenti della pubblica amministrazione, mancati incassi da clienti privati, impossibilità di pianificare investimenti, scarsa flessibilità nel gestire l’occupazione, la paura strisciante di nuovi rincari o tasse. Variabili che allontanano la speranza della ripresa economica per l’economia italiana, oggi affaticata più che mai.

Ed ecco l’esito di un sondaggio del Centro studi Unimpresa: secondo i risultati statistici,  nei prossimi mesi potrebbe registrarsi un incremento di dissesti finanziari, stati di crisi o addirittura fallimenti e altre procedure concorsuali. Una previsione decisamente poco rassicurante che viene registrata nel 64,6% delle risposte ai questionari. La recessione economica più dura del previsto e l’assenza di prospettive favorevoli rendono il quadro ancora più drammatico, in base ai dati forniti dalle aziende. Il sondaggio, condotto su 122mila aziende associate sulla base dei risultati del primo semestre del 2014 denota una situazione economica e fiscale decisamente negativa per oltre 76mila imprese.

I motivi: credito, pressione fiscale, pagamenti, mancati incassi, investimenti e lavoro.

In cima alla lista nera dei fattori negativi, per gli imprenditori c’è il credito: inasprimento delle condizioni per la concessione di nuovi finanziamenti ed aumento delle richieste di rientro; anche fra le imprese con bilanci in regola. Di fatto molti istituti bancari chiudono improvvisamente linee di credito, scoperti di conto corrente e affidamenti anche ad aziende “sane”‘, facendole finire su un terreno scivoloso.Velo pietoso sulle tasse: la pressione fiscale (imposte e contributi), che per le imprese è vicina alla soglia del 70% (caso unico in Europa, perfino tra i cosiddetti “PIGS”), è il secondo elemento destabilizzante: scadenze e adempimenti tributari sono difficilissimi da rispettare.

A tutto ciò si aggiunge il ritardo dei pagamenti da parte dello Stato agli enti locali. Anzitutto per lo stock da 90-100 miliardi di debiti della pubblica amministrazione che solo in parte è stato rimborsato e che non viene sbloccato da amministrazioni centrali e locali principalmente a causa dello stallo nel meccanismo di certificazione dei crediti vantati dalle imprese. Inoltre le nuove direttive europee adottate recentemente in Italia – che dovrebbero imporre alla Pa di saldare le fatture entro 60 giorni – trovano scarsa applicazione.

I ritardi dei pagamenti sono evidenziati anche nei rapporti fra privati che si traducono  in un colpo mortale alla circolazione di liquidità e nella crescita delle insolvenze. C’è poi apprensione per lo stop agli investimenti divenuti sconvenienti e rischiosi. L’ ultimo elemento critico è l’ingessamento del mercato dell’occupazione. Le nuove norme varate lo scorso anno dal Governo tecnico non hanno migliorato la situazione per i salariati, come non hanno risposto alla esigenza di maggiore flessibilità chiesta dai datori di lavoro.

Il presidente di Unimpresa Chieti, Fedecostante, dice: “Giù le tasse e più credito altrimenti il Paese muore”.

 “La situazione – aggiunge poi il presidente di Unimpresa Chieti, Carlo Fedecostante – è da allarme rosso”. Sempre a più imprese non resta altra strada che la bancarotta. Al Governo Renzi Unimpresa ha chiesto con vigore di varare riforme serie, volte a dare speranza agli imprenditori, come a famiglie e risparmiatori. “Per rimettere in moto l’economia, si deve dare impulso al credito e vanno tagliate le tasse”. Per il presidente di Unimpresa Chieti “un ragionamento, e forse qualche ripensamento, va fatto anche in chiave europea: la Germania è la locomotiva d’Europa, ma nel lungo termine anche la solida economia tedesca pagherà cara l’assenza di politiche economiche in grado di far respirare anche i paesi più deboli”.

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