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Sparta e Atene: analogie e differenze nella rubrica di Fina

da Redazione

fina e cantarella

REGIONE – La contrapposizione tra Sparta e Atene e l’influenza che ha avuto nei secoli successivi di storia, cultura e politica è stata al centro del 52esimo incontro della rubrica “Un libro, il dialogo, la politica”, curata da Michele Fina. L’ospite è stata la storica Eva Cantarella, autrice di “Sparta e Atene. Autoritarismo e democrazia” (Einaudi).

Per Fina il libro “fa luce su aspetti che sono diventati mitici, perché i due elementi presenti nel titolo in realtà attraversano entrambi i modelli, la cui contrapposizione proviene in buona parte dall’illuminismo, dalla disputa tra Rousseau e Voltaire. L’uso mitico di questi due modelli contrapposti in un certo senso è stato utile per la storia successiva, ma più che essere stati veri al tempo lo sono diventati dopo. Di certo la quantità di fonti su Atene ne influenza la percezione di ricchezza rispetto all’aridità di Sparta”.

Cantarella ha spiegato che “l’obiettivo del libro è distinguere la realtà dalla rappresentazione di queste due città che si sono scontrate nella guerra del Peloponneso. I racconti, filospartani o filoateniesi, hanno dato vita a modelli ideali di città contrapposte, che hanno attraversato i secoli, ma la verità è un’altra: le due città erano diverse ma non incompatibili, e il loro scontro è stato un fatto di potere”.

Fina ha sottolineato che nel libro la condizione delle donne è “una delle spie principali per approfondire il rapporto e le differenze. Il paradosso, ad esempio, di Atene, mitizzata come modello di cultura ma dove la condizione femminile è stata meno accettabile che a Sparta”.

Cantarella ha confermato che “le donne spartane da un certo punto di vista erano liberissime, anche dopo il matrimonio continuavano a fare sport e a frequentare spazi pubblici, e per loro la maternità era un ruolo sociale importante e socialmente riconosciuto anche se condizionato dall’ideologia”.

Un esempio di importante analogia tra Sparta e Atene è la struttura della società, ha detto l’autrice, che di fatto in entrambi i casi si reggeva e rendeva possibili i privilegi di una classe ristretta grazie ai diritti inferiori e al lavoro della massa.

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