I campi profughi palestinesi si riempiono di rifugiati siriani. L’Abruzzo interagirà con l’Ufficio della Cooperazione Italiana a Beirut
SPOLTORE (PE) – Dopo due anni di assenza, dal 13 settembre al 6 ottobre 2013 gli artisti Cam Lecce e Jörg Grünert dell’associazione spoltorese Deposito Dei Segni Onlus sono riusciti a tornare a Beirut per svolgere attività formative e artistiche nei campi profughi libanesi.Per continuare le attività estere del pluriennale progetto di scambio artistico e di formazione “La Linea di Pace”, è stato possibile acquistare il biglietto aereo grazie alla generosità dimostrata da singoli cittadini e dalla Cgil nella serata di raccolta fondi “Benefit for human rights”. Cam e Jörg a Beirut hanno così ripreso i contatti con l’Ufficio della Cooperazione Italiana/Ministero degli Affari Esteri, aprendo la strada a prospettive di collaborazione con l’Abruzzo. Dagli incontri avuti è nata la possibilità di inserire alcune attività dell’associazione nel progetto “Città Amiche dei Bambini”, che è parte del programma MOSAIC, che la Cooperazione Italiana sta realizzando in collaborazione con il Ministero degli Affari Sociali Libanese. Si tratta di attività per promuovere i Consigli Municipali dei Ragazzi e rendere la città più “amica” della popolazione.«L’attività di educazione alla pace e ai diritti umani è un prezioso investimento che l’associazione culturale abruzzese “Deposito Dei Segni Onlus” sta realizzando con impegno e tenacia da tanti anni in Libano – dichiara il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei Ministri Giovanni Legnini – La situazione a Beirut e nel resto del Libano ci è stata rappresentata come drammatica, a causa dell’enorme afflusso di profughi siriani che fuggono dalla guerra e che rappresentano oggi 1/4 della popolazione libanese. La preziosa collaborazione che si è instaurata tra l’associazione e la Cooperazione italiana in Libano proseguirà attraverso la realizzazione di nuovi e importanti progetti di solidarietà e sostegno delle popolazioni colpite. L’Abruzzo è al servizio della Pace e questo ci inorgoglisce. Pertanto voglio ringraziare gli operatori umanitari che si stanno spendendo per questa causa con generosità e passione civile».
Dal 21 al 29 settembre 2013 Deposito dei Segni ha partecipato alla 4° edizione del Jana Contemporary Arts Encounter, prendendo parte, come ospiti speciali, al progetto ”Community Public art” per la realizzazione del Murales previsto nel Memoriale del campo profughi palestinese di Bourji el Shamali (Tiro) in ricordo delle vittime civili uccise dall’esercito israeliano durante l’invasione del Libano nel 1982, quando il campo fu messo a ferro e fuoco nel tentativo di spezzare la resistenza degli abitanti. Tre rifugi civili del campo furono attaccati con bombe al fosforo uccidendo 125 civili. Il progetto di solidarietà artistica è stato organizzato dal Centro Al Jana/Arcpa, in collaborazione con “Btsmap/Break the silence media and art project” coordinata da Susan Greene e con la partecipazione di artisti dagli Stati Uniti e giovani artisti palestinesi dalla Giordania, Palestina e Libano.Deposito dei segni, in collaborazione con il “Comitato Internazionale per non dimenticare Sabra e Shatila” ed il Centro Al Jana/Arcpa, ha anche presentato la performance “Sonora”, basata sulla drammaturgia tratta dal libro dello scrittore francese Jean Genet “Quattro ore a Shatila”, testimone oculare del massacro di Sabra e Shatila, nell’ambito delle commemorazioni che ricordano il massacro del 1982; ed ha portato il progetto artistico-pedagogico “Il Corpo e la Maschera” in un incontro con gli studenti del Lycee franco-libanese Verdun di Beirut.
Jörg Grünert ha, infine, realizzato su carta il ritratto di Sheikh Hammoud, uno dei fondatori del campo profughi palestinese di Buorji el Shamali. Il ritratto è stato donato da Moataz Dajani (Centro Al Jana) ad Abu Wassim, figlio di Hammoud
Ecco la testimonianza di Cam Lecce e Jörg Grünert, su cui si baseranno le valutazioni dei progetti che saranno proposti dall’Abruzzo.
«L’esperienza emotiva vissuta in questo viaggio in Libano è stata continuamente segnata dalla tristezza che ha accompagnato i momenti di successo e riconoscimento vissuti, perché abbiamo incontrato e vissuto una nazione al collasso. Il Libano è una nazione che si affaccia sul Mar Mediterraneo ed ha una popolazione stimata di 4 milioni di abitanti, di cui il 10% profughi palestinesi stipati come bestie nei campi profughi. Oggi questa nazione, che geograficamente è più piccola dell’Abruzzo, vive una condizione inimmaginabile di rischio socio-sanitario-umanitario per l’arrivo di circa 2 milioni di profughi siriani (anche se le stime ufficiali parlano di 1 milione). I siriani sfollati fuggono dal loro Paese in guerra; sono visibili sulle strade, sotto i ponti, nei vicoli, ai semafori. Oltre 71mila profughi palestinesi che vivevano nei campi profughi siriani sono andati ad ingrossare i già invivibili campi profughi palestinesi, che ormai non hanno più luoghi e spazi per ospitare nessuno. La percentuale di bambini e ragazzi è altissima. Non possiamo tacere sulle inaccettabili condizioni umane in cui versa gran parte della popolazione libanese e palestinese e con loro i profughi siriani. La situazione socio-sanitaria-umanitaria del Libano, dove si è già oltre l’emergenza umanitaria, è di una drammaticità estrema per via del crollo del mercato del lavoro; della diffusa disoccupazione del ceto medio-basso; del crollo del turismo; della nascente ostilità intestina tra poveri; della carenza di acqua, cibo, corrente elettrica, medicinali; del rischio di nuove malattie ed epidemie; e della comparsa sulla strada di prostituzione e droga (è la prima volta che le vediamo, in tutti gli anni che abbiamo frequentato il Libano). Ovunque è palpabile un malessere esistenziale e sociale che rischia di scoppiare con effetti devastanti»