Convegno e festa al piazzale Belvedere, con l’esibizione di artisti di strada, giochi e spettacoli: le iniziative proposte nella due giorni all’autismo
SPOLTORE – Come imparare a vivere con l’autismo? Si è interrogato il Comune di Spoltore che nell’ambito delle giornate mondiali dedicate alla consapevolezza di questa condizione ha proposto un weekend (7-8 aprile 2018) denso di eventi.
Si è partiti sabato da un convegno con gli interventi di Luisa Di Biagio, Laiza Di Berardino, Elisabetta Berenci, Lilla D’Anniballe e Sara Campetta mentre domenica si è svolta la festa al piazzale Belvedere, con l’esibizione di artisti di strada, giochi e spettacoli.
Sara Campetta è uno dei genitori di bambini autistici che ha collaborato a organizzare l’evento: “consapevolezza è la parola chiave perché solo informando possiamo abbattere lo stigma della malattia, che è forte nella società e rende anche le famiglie “autistiche”, isolate”.
Coinvolte anche le scuole con lavori a tema. Tante famiglie, poi, hanno raccolto in questi giorni l’invito dell’amministrazione addobbando con palloncini blu la propria abitazione.
Nella notte tra l’8 e il 9 aprile, infine, il Convento è stato colorato di blu attraverso una speciale illuminazione. L’autismo è stato scoperto in modo indipendente, negli anni quaranta del novecento, da due medici, Leo Kanner a Baltimora e Hans Asperger a Vienna. I due non si conoscevano e tuttavia, per un’incredibile coincidenza, diedero alla sindrome lo stesso nome.
Il termine viene dal greco autòs, “sè stesso”, ed è molto azzeccato, perché la più singolare caratteristica dell’autismo è il completo ritiro dal mondo sociale e la spiccata refrattarietà o incapacità di interagire con gli altri. La scienza è ancora alla ricerca di risposte precise, ma con ogni probabilità i bambini autistici hanno difficoltà a distinguere sè stessi, o gli altri, come individui immersi in una collettività di altre persone.
Per questo molti bambini affetti da questo disturbo faticano a utilizzare correttamente i pronomi “io” e “tu” nella conversazione. Anche gli autistici in grado di parlare normalmente, faticherebbero a fare distinzioni concettuali tra parole come “autostima”, “pietà”, “compassione”, “perdono” e “imbarazzo”. Alcuni stentano a capire i proverbi e le metafore. Quando si dice loro di “darsi una mossa”, magari cominciano letteralmente a muoversi per la stanza.
Quando si chiede loro di spiegare il proverbio “non è tutto oro quel che luccica” alcuni danno risposte letterali come: “significa che un metallo giallo non sempre è oro”.
L’autismo è ancora molto difficile da curare, ma le neuroscienze sono una disciplina giovane a confronto con le altre scienze mediche: nel giro di poche generazioni si sono fatti enormi passi avanti, e con investimenti nella ricerca la probabilità di trovare nuove cure è molto più alta che per altre patologie. Sembra che alla base del disturbo ci sia un cattivo funzionamento dei neuroni specchio, che sono alla base delle nostre capacità imitative e quindi delle funzioni umane più evolute.
Quando guardiamo Buffon bloccare un tiro durante una partita della nazionale, i muscoli delle nostre mani registrano un piccolo aumento della consueta attività elettrica. Anche se non afferriamo noi la palla, guardare un calciatore che lo fa produce un piccolo aumento della prontezza a contrarsi dei muscoli che utilizzeremmo se la stringessimo. Ecco perché lo sport ci emoziona. Il sistema motorio simula automaticamente l’azione percepita, ma nel contempo sopprime automaticamente il segnale motorio spinale per impedirgli la piena attivazione; tuttavia, una minima percentuale di comando motorio soppresso riesce a filtrare fuori e a raggiungere i muscoli. Negli autistici questo non succede.