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Stagione teatrale autunnale al Florian Espace: programma 2023

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Oh scusa dormivi – Foto di Piero Marsili

PESCARA – Prende il via la stagione autunnale al Florian Espace, con il programma di Teatro d’Autore ed altri linguaggi che porterà a Pescara spettacoli di teatro contemporaneo di rilievo nazionale, compagnie di ricerca che incentrano il loro lavoro sulle possibilità comunicative ed evocative del teatro o presentano testi di nuova drammaturgia.

PROGRAMMA

E si comincia con una produzione del Florian Metateatro – Centro di Produzione Teatrale di Pescara, in programma sabato 14 ottobre ore 20.45 e domenica 15 ore 18.00, che vede in scena due protagonisti della ricerca teatrale, già fondatori assieme a Barberio Corsetti della “storica” compagnia La Gaia Scienza, Alessandra Vanzi e Marco Solari che, con la collaborazione artistica di Gustavo Frigerio, presentano in Prima Nazionale, nella traduzione di Alessandra Aricò, Oh scusa dormivi di Jane Birkin, la notissima attrice e cantante anglo-francese, icona anticonvenzionale e musa di eleganza, scomparsa solo pochi mesi fa. A lei Hermes dedicò un modello di borsa, la famosa Birkin; sua la sensualissima voce di je t’aime…moi non plus, cantata insieme a Serge Gainsbourg, da cui ha avuto la figlia Charlotte; lei l’autrice di questo testo teatrale scritto negli anni ‘90 che vede una coppia confrontarsi sulla loro lunga storia d’amore nell’arco di una notte, in un ritmo asciutto ed implacabile che coinvolge il pubblico e lo riporta al proprio vissuto amoroso. Il testo “Oh! Pardon tu dormais…” è diventato uno spettacolo di successo a Parigi ed ha avuto una versione televisiva diretta dalla stessa Jane Birkin, che ha successivamente scritto e girato il film “Boxes”, presentato al Festival di Cannes nel 2007: la nuova versione Italiana prende ora il via da Pescara per iniziativa di due straordinari interpreti e protagonisti del Teatro di Ricerca Italiano quali Alessandra Vanzi e Marco Solari con la collaborazione di un artista, danzatore e regista di teatro e d’Opera, quale Gustavo Frigerio.

I due protagonisti si rimproverano, lottano, si lasciano, si riuniscono, si straziano ed inteneriscono in un gioco doppio, tra parole e azioni che a volte le contraddicono: Alle volte la vita di una coppia può trasformarsi in un vero terreno di lotta. Un ring. Rivendicazioni, insicurezze, rimproveri, debolezze, gelosie. Tutti i colpi sono ammessi, anche i più bassi. Ma nel confronto c’è spazio anche per alcuni momenti di dolcezza, di tenerezza. C’è spazio anche per la seduzione naturalmente. Ma anche quella in un attimo può trasformarsi in vendetta o in un ricatto. C’è spazio anche per la simulazione. I protagonisti ci sono o ci fanno? Ognuno mette in scena un teatrino per l’altro che è complice nella finzione. Quante volte l’hanno già fatto! È un gioco che può sorprenderli, che può animare la noia data dall’abitudine. Sono disillusi, stanno invecchiando, forse non si amano più, ma hanno bisogno l’uno dell’altro. Il confronto è crudele e il testo di Jane Birkin è asciutto, battute brevi e secche, un ritmo implacabile che costringe i protagonisti a uno svelamento che ci rende voyeur, che ci fa tifare per l’uno o per l’altra, ci rimanda alla nostra vita, al nostro personale confronto con l’altro che amiamo.

Venerdì 20 e sabato 21 ottobre alle ore 20.45 sarà la volta di Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa (Torino), una compagnia che si è distinta negli anni per il lavoro particolare e meticoloso, a livello di partitura sonora e impianto visivo-scenografico dei loro spettacoli,  e per le prove virtuosistiche a cui i loro attori giungono. Al Florian i Marcido riportano in scena uno degli allestimenti-simbolo del loro repertorio: Happy Days in Marcido’s Fields, la felicissima riscrittura del regista Marco Isidori,  da Giorni felici di Samuel Beckett. Nella nuova edizione, il ruolo dell’eroina beckettiana Winnie è affidato a Paolo Oricco, che ne fa un ritratto saldamente carnale e di grande calore emotivo, in alternanza con Maria Luisa Abate protagonista da sempre dello spettacolo che interpretò anche al Florian Espace nella sua prima edizione per la stagione di Teatro Contemporaneo 2005-2006. Sul palcoscenico rivive una versione ripensata del Grande Girello di Daniela Dal Cin (nomination Premio Ubu 1997 alla migliore Scenografia), su cui si arrampicano e si intrecciano i corpi dei tre giovani attori, Valentina Battistone, Ottavia Della Porta, Alessio Arbustini, interpreti del Coro.

Venerdì 27 ottobre ore 20.45, sabato 28 ore 19.00, domenica 29 ore 17.30 i Teatri di Vita (Bologna) compagnia che al Florian ha portato diversi rimarchevoli lavori, presenta uno spettacolo di e con Patrizia Bernardi,  attrice e co-fondatrice della compagnia insieme ad Andrea Adriatico, Di donne e di pene, regia di Rebecca Duran. Uno spettacolo un po’ monologo e un po’ stand-up comedy; un po’ confessione intima e un po’ dialogo col pubblico; un po’ serio e un po’ comico, insomma… di donne e di pene, ovvero: viaggio nella mente di una donna “matura” di fronte alla sua menopausa e ai tanti pensieri che si susseguono negli anni compressi tra il lockdown e la guerra. Da donna. Anzi, da donna in menopausa. Quando è così facile elevarsi a una condizione ultraterrena, a tal punto da ritornare praticamente vergine. La Madonna non è sola…

Venerdì 3 novembre alle ore 20.45, sabato 4 ore 19.00, domenica 5 ore 17.30  sarà di scena in Anteprima Nazionale una coproduzione del Florian Metateatro con la Compagnia Duccio Camerini (Roma), un classico del teatro contemporaneo Il guardiano di Harold Pinter, Premio Nobel per la Letteratura 2005, nella traduzione di Alessandra Serra, regia di Duccio Camerini, anche interprete con Lorenzo Mastrangeli, Leonardo Zarra. Una commedia sul potere tra personaggi senza potere: due fratelli e un vecchio. Una stanza di periferia che sembra più un magazzino, accerchiata da immigrati di tutte le razze, in una grande città ormai grottesca. Tutto comincia quando Aston porta in quella “casa” un uomo che ha incontrato mentre litigava in un bar. L’uomo è un vecchio, forse un vagabondo. Presto verrà fuori anche l’altro fratello più giovane, Mick. Una situazione ridicola e con un fondo di minaccia, che un triangolo di dipendenze tra i personaggi rende sempre più aggravata e più ridicola. Nonostante appartenga al primo periodo di Pinter, è del 1960, Il Guardiano è stato sempre giudicato come una delle vette del futuro Premio Nobel.

Giovedì 9 novembre alle ore 21.00 la rassegna si trasferisce allo Spazio Matta in collaborazione con FLA-Festival di Libri ed Altre cose, con una produzione del Florian Metateatro-Centro di Produzione Teatrale (Pescara) con Festival Quartieri dell’Arte-Viterbo e Università “La Sapienza” di Roma. La scuola di Herat in esilio è uno spettacolo di e con Anna Paola Vellaccio e con le Studentesse Afgane del corso di Global Humanities della Sapienza con cui ha svolto un breve ed intenso laboratorio, grazie al coordinamento e cura della prof.ssa Mara Matta e di Morteza Khaleghi, artista e videomaker afgano  residente in Italia da tanti anni e con la preziosa collaborazione artististica di Giulia Basel.

Il 15 agosto 2021 i talebani riprendono il controllo di Kabul e dell’Afghanistan. Quelle che per noi sono attività normali, quotidiane, come suonare, ballare, andare dal parrucchiere, studiare, in Afghanistan sono diventate attività proibite. Molte proibite anche agli uomini. Tutte proibite alle donne. Il “Ministero del Vizio e della Virtù”, negli ultimi due anni, ha cancellato un pezzetto alla volta le afghane dal tessuto civile e sociale della nazione. Escluse dall’istruzione post-elementare e dalla gran parte dei lavori, le donne sono ormai “imprigionate” in uno spazio domestico nel quale, comunque, non hanno diritti.

Le ragazze che vedrete in scena sono arrivate in Italia per proseguire i loro studi e la loro vita grazie ad un corridoio universitario creato da “La Sapienza” Università di Roma e sostenuto da studenti e studentesse volontari del corso di laurea in “Global Humanities”, coordinato dalla Prof.ssa Mara Matta. Nate dopo la caduta del primo regime talebano e cresciute con una, seppur debole, forma democratica che stava ricostruendo, o costruendo ex novo, un sistema di diritti e leggi a tutela e sostegno delle donne, le giovani afghane si sono trovate, nel giro di una notte, a dover seppellire i loro sogni, i loro progetti, la loro arte, la possibilità di studiare, di lavorare, o semplicemente di uscire di casa. Sulla loro vita è calato un velo nero, materializzato dalla rinnovata imposizione del burqa. La loro testimonianza, la loro protesta, prende qui una forma artistica, svelando il profondo animo poetico afghano e l’immensa ricchezza che ne scaturisce.

Venerdì 24 novembre ore 20.45 si torna al Florian Espace con uno spettacolo prodotto da Teatri Molisani (Campobasso) Figli di Abramo – un patriarca, due figli, tre fedi e un attore. Il testo dell’ attore e drammaturgo norvegese Svein Tindberg in Norvegia è diventato un vero e proprio Blockbuster del Teatro di narrazione. Tradotto e diretto da Gianluca Iumiento, adattato e interpretato, in esclusiva per l’Italia, da Stefano Sabelli “Figli di Abramo”, è una sorta di Mistero Buffo incentrato su vita e dinastia di Abramo, Patriarca e Profeta comune all’Ebraismo, al Cristianesimo e all’Islam. Indaga l’origine delle tre grandi fedi monoteiste, entrando nel merito della loro comune discendenza abramitica. Racconta però anche la Storia di conflitti perenni e incomprensibili fra popoli, perpetrati in nome dello stesso Abramo, dei suoi figli – Ismaele e Isacco – e poi dei figli dei suoi figli. Popoli che, dalla lettura comparata e spesso sorprendente dei testi sacri, Torah, Vangelo, Corano,dovrebbero considerarsi fratelli gemelli. lo spettacolo è arricchito dalle musiche dal vivo di Giuseppe Moffa e dalle proiezioni video e immagini dell’artista Kezia Terracciano.

Sabato 2 dicembre alle ore 20. 45 e domenica 3 ore 17.30 la compagnia Atto Due (Sesto Fiorentino) ci proporrà uno spettacolo di Oscar De Summa, che firma il progetto drammaturgico e la regia, Nessun elenco di cose storte con Sandra Garuglieri e le luci di Matteo Gozzi. Il giorno dopo la disgrazia, una qualunque, magari un ennesimo naufragio nelle acque tormentate del Mediterraneo, un’attività di formicaio si attiva. Ma il testo non vuole raccontarla, né alludere all’epica della squadra di ricerca o alla favola dolorosa dei migranti dispersi. Il testo attua, invece, un salto nel profondo. Muove domande: che fare dei corpi? Che fare dei nomi che non conosciamo? Esistiamo senza un nome? Quanto profonde sono le radici del nome, quanto forte il peso di un corpo inanimato? Il testo diventa un gioco, un giallo: chi ha ucciso la morte? Capire cos’è la morte e tutte le ritualità intorno al passaggio che servono a noi che viviamo, non certo ai morti. Al corpo del morto. Che diventa addirittura un ingombro.

Infine a concludere questa prima parte della stagione di Teatro d’Autore sabato 16 dicembre alle ore 20.45 e domenica 17 ore 17.30  Seven Cults/Officina Dinamo (Roma) si confronta con l’intramontabile Moby Dick di H. Melville, con Moby Dick il rito, riduzione e adattamento di Roberto Negri; regia, impianto scenico e disegno luci Federico Vigorito. La voce narrante e corpo presente di Roberto Negri spazia dal teatro di narrazione alla commedia, dal teatro di figura alla pantomima e ancora oltre, verso le radici arcaiche del rito teatrale. Segni semplici, per un coinvolgimento profondo e diretto dello spettatore, naturalmente partecipe di temi universali. Così il testo rivela pienamente il suo potere evocativo, nel rispetto cronologico della narrazione, verso la catarsi finale che, come nella vita, è conosciuta ma sempre sorprendente.

E naturalmente, come è ormai tradizione al Florian a seguire, dopo le prime, postPLAY,  incontri di approfondimento gli con artisti condotti da Paolo Verlengia.

BIGLIETTI

Biglietto 12 €, ridotto 10. Si consiglia di prenotare al 393/9350933 (anche whatsapp) e 085/4224087.

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