La vicenda tratta di tre uomini, venditori di lubrificanti industriali, intenti a concludere l’affare della loro vita dentro una camera d’albergo. Bob (Elio Musacchio) è un giovane venditore alle prime armi, sposato da poco, entusiasta della sua fede battista e stringe a sè la Bibbia ribadendo i suoi principi religiosi. Phil (Salvatore Mincione Guarino) è un cinquantenne cinico e disilluso, separato con quattro figlie. Per allontanare il grigiore della vita decide di sfogliare una rivista erotica, ma la foto della ex moglie è una presenza ingombrante. Larry (Giovanni Gazzanni) è il più sanguigno dei tre, sigaretta tra le dita, cacciatore del “carpe diem” su tutti i fronti, a tratti irriverente e spigoloso. Tutto può rappresentare un’occasione buona per vendere, e per vendersi.
Tre caratteri differenti, sapientemente interpretati dagli attori in scena, e legati dal file rouge di essere, in fondo, “umani”. É proprio con l’interazione tra di loro che si muove la macchina teatrale. I dialoghi diventano un mezzo per parlare della vita e della morte, del tempo e del suo scorrere inesorabile, ognuno si apre all’altro con la propria visione più o meno disincantata, ingenua o nevrotica che sia. E pian piano è come se ogni personaggio si spogliasse della propria vita precedente, per cedere al compromesso di essere “umani”, e per questo fallaci. Ecco che i fili dell’interiorità si intrecciano tra loro e creano una simbiosi con l’anima di chi guarda.
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