A concorrere al dato negativo dell’area pescarese sono un po’ tutte le aree produttive: dalle costruzioni (-46,) al manifatturiero (-23). Settori nei quali – pure – altre province sono riuscite a far peggio, con Chieti e L’Aquila rispettivamente a -55 e -53 nel mattone; Teramo a -34 nelle manifatture. Dati che nel Pescarese, tuttavia, sono stati rafforzati da perdite significative in altri comparti, come l’abbigliamento, l’industria del legno, i prodotti in metallo e i mobili.
«Non a caso, da mesi, con le altre organizzazioni di settore e con il sindacato dei lavoratori – dice il direttore della Cna Abruzzo, Graziano Di Costanzo – abbiamo aperto con la Regione una “vertenza artigianato” per sottolineare i gravissimi problemi della micro impresa nel nostro territorio. Una difficoltà che tutti gli indicatori, non solo l’andamento delle imprese, segnala da tempo; perché sono le stesse micro imprese che soffrono la contrazione del credito, non riescono a promuovere i loro prodotti sui mercati internazionale, stentano su un mercato interno stagnante».
«Vertenza – ricorda Di Costanzo – che spazia dal credito alla formazione, dalla trasmissione di impresa al rilancio dell’artigianato artistico: argomenti sui quali aspettiamo risposte concrete dal governo regionale».
Particolarmente negativo, infine, il giudizio sull’andamento del mondo delle costruzioni, che a Pescara come nel resto d’Abruzzo continua ad essere il punto più dolente: «Si deve accelerare su temi come la rigenerazione urbana e la ricostruzione delle aree terremotate, avviando nello stesso tempo il progetto “Casa Italia” per la messa in sicurezza del nostro territorio, dei centri storici e degli edifici, soprattutto nelle aree a rischio sismico».
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