La nuova stagione Teatro d’Autore ed altri linguaggi 2024/2025 del Florian Metateatro, Centro di Produzione e Promozione Teatrale di Pescara, propone per l’autunno 2024, otto appuntamenti.
Il primo, STRADA MAESTRA, una produzione del Florian Metateatro, ha già avuto luogo il 5 e 6 ottobre come anteprima di stagione, e ha riportato a Pescara Laura Nardinocchi (pescarese trapiantata a Roma) e Niccolò Matcovich, in questo nuovo progetto che li ha visti impegnati in un anno di ricerca con l’obiettivo di definire il rapporto con la natura, perseguendo quella che è la loro linea poetica, ovvero un teatro di prossimità, dove non ci sia finzione e si vada oltre la rappresentazione; dove ci sia una drammaturgia frammentata e non del tutto definita; dove gli spettatori interagiscano e facciano parte di ciò che accade. Cosa che è accaduta nelle due repliche del Florian, con il pubblico numeroso e partecipe.
Venerdì 11 ottobre alle ore 20.45 ci sarà una serata di teatro-canzone scritta, diretta e interpretata da Agnese Valle, cantautrice e clarinettista romana (diplomata in clarinetto al Santa Cecilia di Roma), con alle spalle un lungo percorso artistico e numerosi riconoscimenti (tra i più importanti citiamo il Premio della critica Amnesty International Emergenti 2020, Premio Panseri 2018, Premio Della critica al Bianca d’Aponte 2016. La sua Come la punta del mio dito – scritta a quattro mani con Pino Marino – è una delle cinque più belle canzoni del 2018 secondo i giurati della Targa Tenco). Il titolo dello spettacolo, I MIEI UOMINI, riprende quello del suo quarto album discografico e ne accompagna l’ uscita a Novembre per la Maremmano Records.
Lo spettacolo, in cui Agnese Valle è in scena come voce narrante e canto, insieme a Annalisa Baldi chitarra elettrica e acustica, Simone Ndiaye basso synth e pianoforte, Luca Libonati batteria, elettronica e tastiere, con la regia di Pino Marino e la direzione musicale di Fabrizio Fratepietro, si struttura come percorso a capitoli di una narrazione amorosa. Allargando la più stretta visione di relazione di coppia, l’amore si fa attaccamento alla vita, accudimento, scelta, rinuncia, o innamoramento istantaneo al bivio di una statale.
I brani chiamati in causa sono opere di autori uomini, coloro che nel tempo hanno accompagnato il percorso della Valle come riferimenti di ascolto e modelli di scrittura, tracciando un filo narrativo parallelo su personalità e momenti salienti della storia della canzone italiana. Da Tenco a Morgan, da Renato Zero a Brunori Sas passando per la Via Emilia di Guccini, le canzoni scelte superano il tempo, le mode, i generi, trovando nuova vita e spesso visioni ribaltate in una reinterpretazione al femminile che le riporta nel presente con una nuova veste. Una narrazione del sentimento amoroso, allargato e aggiornato a tutte le nuove declinazioni.
Oltre a ricordare i precedenti album di Agnese Valle, Anche oggi piove forte, Allenamento al buonumore, Ristrutturazioni, che la vedono autrice di musica e testi, citiamo alcune delle sue molte collaborazioni artistiche in ambito teatrale e cinematografico: è in “Urlo” di Pippo Delbono; collabora con Carlo Quartucci e Carla Tatò nel Don Giovanni di Molière; è presente nel video di “Se non ora quando” a cura di L. Savino e C. Comencini. Musicista di scena nello spettacolo “I fogli volanti” di Giovanna Marini e di studio per l’album “Il fischio del vapore” con Francesco De Gregori e la stessa Marini. Cantante e clarinettista nell’Orchestra del 41°Parallelo e la Med Free Orkestra; nellle attività concertistiche di artisti quali Noemi, Javier Girotto, Rita Marcotulli, Fabrizio Bosso.
Dal 2014 al 2018 è docente presso la Casa Circondariale Femminile di Rebibbia e in quella di Sollicciano per CO2, un progetto di educazione all’ascolto nelle carceri ideato da Franco Mussida della PFM. Dal 2020 conduce un suo programma su Radio Elettrica ed è Vocal coach per la scuola di Amici di Maria De Filippi.
Sabato 12 ottobre alle ore 20.45 una serata speciale Oikos per la Ventesima Giornata del Contemporaneo AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani, che esula dal programma teatrale ma a cui il Florian aderisce con tutto il cuore, anche per essere stato parte di quella storia: FUORI USO 1990-2008. Ricordando Cesare Manzo, a cura di Sibilla Panerai e Anton Giulio Zimarino.
La Galleria Cesare Manzo conta 48 anni di attività a Pescara (1966-2014), Roma (2007-2011) e Milano (1980-1985) e 20 edizioni di ‘Fuori Uso’, storica rassegna di arte contemporanea ideata negli spazi dismessi di Pescara a partire dal 1990 con l’intento di inserire la città in un circuito internazionale.
Questo è un ricordo di e per Cesare Manzo (1946-2019), un’anima libera e inquieta che ha saputo dare voce alle proposte più interessanti e innovative del contemporaneo (tra cui Alighiero Boetti, Sandro Chia, Eliseo Mattiacci, Mimmo Palladino, Getulio Alviani, David Hammons, Gilberto Zorio, Paola Pivi, Vanessa Beecroft) e della storia dell’arte, che ha scritto in Italia nel secondo dopoguerra come gallerista ideatore e promotore di un format di recupero creativo dei luoghi abbandonati, poi replicato in tutta la nazione.
Sarà presentato il video realizzato da Manzo nel 2009 e proiettato il 14 e 15 marzo di quell’anno a Piazza Salotto al posto della rassegna, incompiuta per mancanza di fondi. La visione ripercorre la storia di ‘Fuori Uso’ dal 1990 al 2008, con più di 400 artisti invitati, 22 critici curatori, 14 diversi luoghi espositivi.
Questo ricordo, a cinque anni dalla morte di Cesare Manzo, intende restituire alle giovani generazioni il peso culturale di quel progetto, che a distanza di tempo non perde la sua carica di denuncia sociale contro la mancanza di spazi pubblici dedicati alla fruizione artistica che affligge ancora la città adriatica, nonostante la sua storica vocazione al contemporaneo.
Si ringrazia per la gentile concessione Candia Manzo e per la collaborazione Daniela Pietranico e l’artista Raul. La serata è a ingresso gratuito e si consiglia vivamente la prenotazione al 392.0496655 (anche whatsapp).
Sabato 19 ottobre alle ore 20.45 segna il ritorno a Pescara di un artista tra i più interessanti e apprezzati del teatro contemporaneo italiano, Roberto Latini (Premio Sipario 2011 per Noosfera Lucignolo – Premio Ubu 2014 Miglior attore o performer per Il servitore di due padroni – Premio della Critica ANCT 2015 per I giganti della montagna – Premio Ubu 2017 Miglior Attore o performer per Cantico dei Cantici – Premio Le Maschere del Teatro italiano 2021 per Miglior spettacolo di prosa a Mangiafoco, sua la regia). GIULIETTA E ROMEO stai leggero nel salto, produzione della Compagnia Lombardi/Tiezzi con Emilia Romagna Teatro ERT/Teatro Nazionale, di cui ha curato anche la drammaturgia e la regia, lo vede in scena con Federica Carra, e lo accompagna il suo consolidato entourage artistico: Gianluca Misiti musiche e suono, Max Mugnai luci e direzione tecnica, Daria Latini costumi. Il video è realizzato da Collettivo Treppenwitz.
Un concerto scenico dalla tragedia di Shakespeare, costruito attraversando le poche scene in cui Romeo e Giulietta sono insieme. Cinque quadri suonati nelle parole che Romeo dice a Giulietta e quelle che Giulietta dice a Romeo. Loro due soli.
Una suite composta nei capitoli: l’incontro, “esaudisci”; il balcone, “cento parole nella tua voce”; il matrimonio, “aria all’aria”; all’alba, “te ne vuoi andare?”; nella cripta, “sulle tue labbra”.
“Quella di Romeo e Giulietta è anche la tragedia dell’occasione dell’amore, la tragedia del futuro mancato. Alla fine, ci dispiace sempre che vada così; ci dispiace che la loro storia sia incapace di un’invenzione che ci regali un lieto fine. Abbiamo in testa e addosso, con chiarezza, i pensieri che abbiamo pensato quando avevamo la stessa età, quando avevamo gli stessi pensieri anche in età diverse; allora può sembrarci vero che romeo e giulietta siamo noi, e l’unica tragedia è il tempo che passa e che ci allontana dai ragazzi che siamo stati, quando eravamo uno o l’altra o entrambi, in qualche slancio di vita e di cuore, quando la bellezza dell’amore poteva intercettarci pure nel disincanto, quando ci chiedeva di saltare e l’unica condizione, adesso come allora, è di stare leggeri” Roberto Latini
Venerdì 25 ottobre alle ore 20.45 sarà la volta di Matilde D’Accardi in BAUBO’- utero e dilettevole, produzione Florian Metateatro (Pescara)/Carrozzerie | n.o.t (Roma). Lo spettacolo già selezionato al Premio Scenario (20 minuti) è ora presentato nella sua versione sviluppata e completa.
Baubò nasce dal bisogno di rompere una serie di tabù e di provare a scherzare in maniera dissacrante su ciò che, normalmente, viene passato sotto silenzio. Parte dal racconto di fatti reali per prendere traverse finzionali e svolte oniriche. I protagonisti sono Matilde, una donna di 33 anni figlia di medico, e il suo utero, affetto da fibromatosi e oggetto di un massiccio intervento chirurgico. Ma la narrazione non si ferma alla storia clinica autobiografica, anzi, prova a superarla, affrontando il rapporto con la figura materna, la medicalizzazione del corpo femminile, l’orologio sociale, la paura del dolore e della morte. Nonostante la protagonista sia una donna e la sua malattia riguardi l’utero, Baubò non vuole essere un “monologo al femminile”, anzi: aspira a parlare a un pubblico più variegato possibile, per creare uno spazio di riflessione e liberazione collettiva sul rapporto col proprio corpo e le cure che può e deve ricevere. Baubò è anche un’indagine sul linguaggio e uno spazio di sperimentazione del confine che separa, o meglio unisce, teatro e stand-up comedy.
Matilde D’Accardi è drammaturga e attrice eclettica. Ha studiato recitazione alla Silvio D’Amico e si è formata come scrittrice teatrale sul campo. Con Nicola Sorrenti nel 2013 ha fondato il duo comico U-Combo, che si occupa di food event e performance. È stata la direttrice artistica della Libreria Teatro di Tlon, a Roma. Ha collaborato a lungo con Freeda. Ora si occupa anche di editing, copywriting e sceneggiatura.
Dal 2017 lavora con Tommaso Capodanno, che ha curato regia e suoni, e Alessandra Solimene che firma la scenografia.
Giovedì 7 novembre ore 20.45 il Florian Metateatro, in collaborazione con FLA -Festival di Libri e Altre cose, presenta la sua ultima produzione VARIAZIONI ERNAUX Je me souviens trois hommes, dall’opera letteraria di Annie Ernaux, premio Nobel 2022 per la Letteratura, “per il coraggio e l’acutezza clinica con cui ha svelato le radici, gli straniamenti e i vincoli collettivi della memoria personale”.
Tre donne in scena per raccontarne una, in cui tutti possono riconoscersi: la parola essenziale, potente e viscerale di Annie Ernaux diventa teatro.
Lo spettacolo nasce su idea di Francesca Fava, dall’immersione delle tre protagoniste Francesca Fava, Arianna Ninchi, Anna Paola Vellaccio nella scrittura di Annie Ernaux, per un ciclo di letture sceniche a tre voci al Teatro Vascello di Roma nell’aprile 2023, in cui è stato restituito l’io intimo dell’autrice attraverso passaggi significativi da dieci suoi romanzi.
Nel 2024 il progetto si sviluppa in scrittura scenica focalizzandosi su tre libri: La donna gelata, Passione semplice, Il Ragazzo (tradotti da Lorenzo Flabbi, Idolina Landolfi). Ne è emersa una biografia sentimentale, segreta e tormentata, una sorta di confessione che racconta l’innamoramento congelato nel matrimonio, la dipendenza amorosa di una nuova struggente passione, e la relazione con un giovane nella maturità della scrittrice.
Sulla scena appaiono le tre età di una donna: una donna che ricorda i suoi uomini. Le storie si intrecciano in un unico ambiente: le stanze della memoria. Qui abitano le interpreti (che hanno curato la drammaturgia), costruendo rapporti strettamente legati al dispositivo temporale: la più giovane, cioè la protagonista nel passato, non vede le altre due, che sono il suo futuro; la mediana non vede la più anziana, che naturalmente si relaziona ad entrambe. “È un meccanismo semplice e rigoroso che” – dichiara Anna Paola Vellaccio, la regista – “rispecchia la complessa e profonda semplicità del racconto autobiografico dell’autrice, che quanto più scende nel particolare della sua vita e delle sue esperienze, tanto più diventa universale“.
Assistente alla regia Chiara Sanvitale , cura di Giulia Basel, collaborazione ai costumi e agli oggetti Miriam Di Domenico, luci Andrea Micaroni, fonica Globster .
Sabato 16 novembre alle ore 20.45 e domenica 17 alle ore 18.00 la Compagnia Atto Due/Murmuris (Sesto Fiorentino) porterà in scena LE CASE DEL MALCONTENTO, dal romanzo di Sacha Naspini, drammaturgia Simona Arrighi e Luisa Bosi, regia Simona Arrighi, con Luisa Bosi, Laura Croce, Sandra Garuglieri, Francesco Mancini e Roberto Gioffrè. Creazione sonora Isabelle Surel, disegno luci Roberto Cafaggini, cura dei movimenti Giulio Santolini, costumi Francesca Leoni, assistente alla regia Angelo Castaldo.
C’è un borgo millenario scavato nella roccia dell’entroterra maremmano, il suo nome è Le Case. Un paese morente. Una trappola di provincia. Un microcosmo di personaggi che si trascinano in un gorgo di giorni sempre uguali. Fino a quando la piccola comunità non viene sconvolta dall’arrivo di Samuele Radi, nato e cresciuto nel cuore del borgo vecchio e poi fuggito nel mondo. Il suo ritorno a casa è l’innesco che dà vita a questo romanzo corale: la storia di un paese dove ognuno è dato in pasto al suo destino, con i suoi sprechi, le aspettative bruciate, le passioni, i giochi d’amore e di morte. Perché a Le Case l’universo umano non fa sconti e si mostra con oscenità. Con una lingua piena di venature dialettali ma classica e letteraria allo stesso tempo, si covano segreti inimmaginabili, si ammazza, si disprezza, si perdono fortune, si tramano vendette, ci si raccomanda a Dio, si vendono figli, si vive di superstizioni, si torna per salvarsi, si tradisce, si ruba, ci si rifugia, si cerca una nuova vita, si gioisce per le disgrazie altrui. Talvolta, inaspettatamente, si ama.
Infine a chiudere questa prima parte della stagione di Teatro d’Autore, venerdì 29 e sabato 30 alle ore 20.45, una produzione Florian Metateatro / Il grattacielo (Pescara-Livorno): MACBETH CIRCUS SHOW La rappresentazione del potere di Paolo Vanacore, con Eleonora Zacchi, Riccardo De Francesca, Gianni De Feo, regia Gianni De Feo, musiche originali Alessandro Panatteri, scene e costumi Roberto Rinaldi.
Lo spettacolo, sullo sfondo della celebre opera di Shakespeare, si muove su due piani, quello della realtà e quello della rappresentazione, piani che tendono a sovrapporsi, a dialogare, a coincidere, in modo grottesco e surreale. Il testo è l’archetipo per eccellenza dell’ambizione sfrenata, della falsità e dell’ipocrisia che ruotano intorno al mondo dello spettacolo, un mondo in cui l’arte e il talento perdono sempre più il loro valore a discapito della fama, della gloria, della smania di apparire, più che di essere.
La messa in scena di questo spettacolo richiama, in alcuni momenti, il sapore e il gusto retrò di un circo senza tempo dove tre personaggi al limite del grottesco, si scontrano, si accaniscono, si accapigliano a difesa di un ruolo di cui ognuno di loro si sente investito, attraverso un eccentrico delirio di autocelebrazione.
“Spegniti, spegniti, breve candela! La vita non è che un’ombra che cammina, un povero attore che si pavoneggia e si agita su un palcoscenico per il tempo a lui assegnato, e poi nulla più s’ode: è un racconto narrato da un idiota, pieno di rumori e strepiti che non significano nulla”— Macbeth, William Shakespeare
A seguire dopo le prime postPLAY- storie di teatri, momento di incontro e dialogo tra lə artistə e il pubblico nel foyer del Florian.
Biglietti: intero 12€, ridotto 10€. Prenotazione consigliata al 392.0496655 (anche whatsapp).