TERAMO – Il Sindaco Gianguido D’Alberto, accompagnato dal Vicesindaco Cristina Marroni e dall’assessore Antonio Filipponi, questa mattina ha partecipato ad alcune iniziative organizzate in diverse scuole teramane per la Giornata della Consapevolezza sull’Autismo. In particolare nella scuola Elementare Serroni di San Nicolò e nella Scuola Media della Cona, gli amministratori hanno incontrato gli studenti, per condividere momenti di approfondimento. Ad essi fanno riferimento le foto che alleghiamo.
Sulla Giornata il Sindaco diffonde la seguente lettera aperta.
Di cosa ha bisogno chi è autistico? O più precisamente, di cosa ha bisogno da parte della sua città, delle sue istituzioni? É una domanda importante e il timore di incappare nell’ovvio è forte; intendo superarlo con la certezza di non avventurarmi nella elencazione di buoni propositi ma di produrmi in una riflessione e un confronto che potranno fungere da riferimento per la mia attività in questo ambito.
L’autismo si manifesta e sviluppa in primo luogo nel privato; nella famiglia. Ma è anche evento pubblico, sociale, che investe la responsabilità di chi è chiamato ad assicurare ai propri concittadini – a tutti – le migliori condizioni di benessere, tutela della salute, reciprocità. Noi amministratori siamo stati scelti non solo per far progredire ed avanzare materialmente le nostre città ma anche per dare gli impulsi necessari a far crescere costantemente la sensibilità, l’attenzione, la solidarietà dei cittadini.
Abbiamo scritto nel programma elettorale: “.. Ulteriore compito di un’amministrazione comunale, è quello di educare i cittadini di ogni età al rispetto dell’altrui condizione di disabilità”; questo per noi significa fare realmente ciò che è doveroso e ciò che ci si attende. Perciò, a mo’ di esempio sebbene su un versante che non immediatamente coinvolge chi è colpito da autismo, abbiamo fatto ripartire il Piano di Abbattimento delle Barriere Architettoniche. Non è stato solo l’assolvimento di un compito politico-amministrativo ma, innanzitutto, si è trattato di un visibile e misurabile passo in avanti che abbiamo voluto far compiere alla nostra comunità. Un passo verso la comprensione di problematiche speciali, un passo verso l’assunzione di responsabilità da condividere, un passo in avanti nella crescita civile collettiva.
Il Comune è chiamato a governare il flusso di esigenze che nascono dal territorio. Questo non significa che dobbiamo pedissequamente svolgere funzioni senza occuparci del riverbero che esse hanno nella comunità. Tutt’altro; ciò comporta l’essere vicini, prossimi, ai nostri concittadini e, nel caso specifico, a chi è coinvolto da tale evento, ai familiari, a chi presta assistenza e sostegno.
È molto bello che questa giornata venga chiamata come Giornata della consapevolezza. Credo sia l’espressione giusta con cui confrontarsi per una problematica così pregnante; una espressione che al tempo stesso indica stati d’essere e modalità di relazione, e invoca concretezza.
Un monito ineludibile che ci lancia questa Giornata è il richiamo a non abbandonarci all’indifferenza. In una accezione del termine che allude non tanto all’assenza di partecipazione o di slanci emotivi ma ad un aspetto più profondo: l’ascolto. E allora oggi voglio dire a chi soffre di questo disagio e ai familiari, che il Comune non li lascerà soli. Ciascuno di noi può e deve fare la sua parte, per concorrere però tutti insieme a raggiungere la consapevolezza; la quale, essa sì, diviene risposta, aiuto concreto, collaborazione.
Abbiamo spazi, ambiti operativi e autorevolezza persuasiva per fare nostra, interpretare e rappresentare questa problematica; l’impegno che assumo – così come abbiamo fatto per le barriere architettoniche, e cioè con misurabile tangibilità – è di continuare a manifestare consapevolezza di questa situazione e di coinvolgere in essa la nostra comunità. Perché solo con essa – la consapevolezza, appunto – e per mezzo di essa non esisterà la solitudine.
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