Dai vari interventi dei relatori è emerso che il ruolo svolto dai mediatori è fondamentale per gestire ed agevolare l’integrazione degli stranieri nel tessuto sociale, dunque il riconoscimento della loro professionalità va sostenuto a vari livelli a cominciare da quello giuridico. Infatti spesso il ruolo sociale di questo operatore è relegato ad una semplice funzione di interprete, di tramite linguistico tra l’individuo straniero e l’istituzione . Invece la vera opera sociale del mediatore, nei vari ambiti di competenza, dovrebbe essere quella di avvicinare le due parti, far superare gli abissi della incomprensione tra mondi diversi, risolvere i conflitti, i problemi di persone appartenenti a culture lontane tra loro.
Al convegno ha partecipato anche il direttore generale dell’Ufficio del Personale e della Formazione dell’Amministrazione penitenziaria, Massimo De Pascalis, il quale ha ricordato:
come sia necessaria una sensibilità diversa rispetto al problema della presenza degli stranieri nei nostri istituti, visto che nel corso degli anni sono cambiate le esigenze.Il ruolo dei mediatori è molto importante, ma su questo tema deve migliorare anche la consapevolezza sociale.
L’Abruzzo e la provincia di Teramo, rispetto al quadro nazionale in cui la presenza degli stranieri nelle carceri si attesta intorno al 40% (alta soprattutto nelle regioni del nord), fanno registrare dati al di sotto della media (30% nel territorio teramano e 24% circa nell’area abruzzese e molisana) ma comunque da tenere sotto controllo.
Maria Celeste D’Orazio, dirigente della casa circondariale di Teramo, e Fiammetta Trisi, dirigente dell’area detenuti e trattamento del provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria, hanno posto l’accento proprio sul ruolo svolto da chi negli istituti di pena svolge attività di mediazione, ricordando come l’esperienza teramana sia stata segnalata come buona prassi a livello nazionale. Il “Laboratorio di mediazione interculturale” attivato a Castrogno è stato infatti premiato di recente al concorso Buone Prassi dell’Amministrazione Penitenziaria, così come i progetti della Provincia di Teramo figurano come esperienze eccellenti in ambito regionale e nazionale.
Nel Teramano, come noto, lavorano una trentina di mediatori ,tra Centri per l’impiego, Questura, scuole e carcere, di cui la maggior parte con incarichi di lavoro saltuari. Il riconoscimento formale del loro ruolo, uno dei problemi in discussione, potrebbe aiutare a risolvere questo problema.
Ha detto l’assessore al Lavoro e alla Formazione, Eva Guardiani:
occorre puntare molto su qualifica specifica e professionalità dei mediatori che, come accade nei Centri per l’impiego, erogano servizi in favore di un’utenza la cui percentuale è in costante aumento. Proprio per questo motivo occorre che a livello giuridico il loro ruolo venga pienamente riconosciuto.
Ha affermato il vice presidente e assessore alle Politiche sociali, Renato Rasicci:
la sensibilità della Provincia su questi temi è dimostrata dai diversi progetti che stiamo portando avanti nelle scuole, in carcere e in Questura. Crediamo molto in questi progetti, ci stiamo dando molto da fare e auspichiamo che possano essere implementati anche con il sostegno della Regione.
Al convegno sono intervenuti, tra gli altri, anche l’assessore comunale alle Politiche sociali, Giorgio D’Ignazio, il responsabile dell’Ufficio scolastico provinciale, Lantino Romani, il manager della Asl, Mario Molinari, e Nazzareno Guarnieri, presidente della Federazione Romanì.
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