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Teramo: riqualificazione e recupero palazzine via Longo

da Redazione

L’Ordine degli Architetti PPC chiede concorso di idee e partecipazione consapevole

comune teramo stemmaTERAMO – In relazione alle dichiarazioni dell’Arch. Mario Mazzocca, sottosegretario alla Presidenza della Giunta Regionale, in merito alla realizzazione di un progetto di rigenerazione urbana per il complesso edilizio di via Longo, che preveda “l’utilizzo di tecnologie e risorse disponibili in funzione di una reale e complessiva sostenibilità dell’intervento, anche cogliendo le opportunità (dirette o indotte) offerte dalle nuove acquisizioni legislative in tema di ricostruzione post-sisma. Il tutto da concepire ed elaborare attraverso il metodo della progettazione partecipata e condivisa con i cittadini che dunque assurgeranno al ruolo di ‘architetti’ di spazi e ambienti del loro futuro, non senza il supporto tecnico e scientifico del mondo accademico”, l’Ordine degli Architetti PPC di Teramo ha scritto una nota al Commissario Prefettizio del Comune di Teramo dove si chiede di chiarire con quali modalità e procedure e per quali compiti, verrà eventualmente coinvolta l’Università degli Studi “G.D’Annunzio”, Dipartimento di Architettura, e se l’amministrazione voglia bandire, conformemente alle norme urbanistiche comunali, apposito concorso di progettazione, estendendolo non solo alla fase esecutiva ma anche alla preliminare e/o ad un concorso di idee, propedeutico alla selezione di un gruppo di ipotesi progettuali da approfondire successivamente per l’affidamento del relativo incarico progettuale, a norma del vigente codice dei contratti.

Inoltre l’Ordine sottolinea come la pianificazione partecipata, benché di grande utilità per individuare bisogni, obiettivi di assetto e trasformazione territoriale, ma anche di identità e autoriconoscimento locale per lo sviluppo, non può in nessuna maniera sostituire la fase di progettazione urbanistica e architettonica vera e propria e che qualsiasi processo partecipativo deve essere affidato a soggetti competenti, e non improvvisati, soggetti che devono avere necessariamente conoscenze in materia, seppur con una visione multidisciplinare.

I processi partecipativi relativi alle materie dell’urbanistica, della pianificazione territoriale e dell’edilizia – continua l’Ordine – devono essere inseriti in una sequenza di azioni a monte (strategia politica, proposte generali, preparazione) e a valle (indicazioni di progetto, decisioni, realizzazioni, verifiche), che non possono prescindere da idee e indicazioni progettuali che, per avere un senso, anche in funzione realizzativa, vanno ricondotte ad elaborazioni di stretta competenza dei professionisti del settore la cui produzione deve essere affidata attraverso le procedure previste dalle norme vigenti.

Si, quindi, da parte dell’Ordine, all’ampliamento di idee sul futuro dell’area e degli edifici, anche attraverso il supporto dell’Università, e con il coinvolgimento dei cittadini e dei vari portatori di interesse, no, invece, all’affidamento di incarichi al mondo accademico bypassando le norme del Codice degli Appalti e ad un processo partecipativo non accompagnato da visioni progettuali per le quali è auspicabile ricorrere ad un concorso di progettazione (come, tra l’altro, previsto dalla normativa urbanistica vigente) che fornisca gli elementi oggettivi necessari per la fattibilità degli interventi.

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