Già da tempo tale interesse era stato rappresentato alla Direzione Generale Archivi nonché alla Direzione dell’Archivio di Stato di Teramo, con le quali si sono svolte proficue interlocuzioni; decisivo è stato un incontro svoltosi poco più di un mese fa a Roma, al quale avevano partecipato il Sindaco D’Alberto e il Consigliere comunale Osvaldo Di Teodoro, che si è speso con particolare fervore per raggiungere l’obiettivo.
Il complesso edilizio dell’ex Convento di S. Agostino ha una storia antichissima; il primo documento che attesta l’esistenza del Convento e dell’annessa Chiesa originariamente intitolata ai Santi Apostoli Filippo e Giacomo risale al 1312; il Convento di S. Agostino divenne progressivamente uno dei più importanti centri economico-religiosi della Città e della Provincia, del quale, di seguito, alla luce della necessità di dotare la città di una nuova sede alla Regia Udienza e di nuove carceri e per effetto di una disposizione regia datata 8 settembre 1792, venne imposta la soppressione del Convento, per trasformarlo in carcere, utilizzazione di fatto avvenuta fino agli Anni Ottanta del secolo scorso.
Il Sindaco, oltre a rilevare il prezioso contributo operativo del già citato Consigliere Di Teodoro, ringrazia la dott.ssa Carmela Di Giovannantonio, direttrice dell’Archivio di Stato di Teramo per la sensibilità dimostrata e il prof. Luigi Ponziani che ha fornito il prezioso contributo di ricostruzione storica, grazie al quale è stato possibile formulare la richiesta indirizzandola alle precise finalità.
Va sottolineato che il risultato raggiunto si iscrive nel quadro delle azioni che costituiscono l’attività dell’amministrazione, peraltro indicate nel programma elettorale, tra le quali rientra quella della valorizzazione di aree, zone ed immobili di enorme valore che, anche a causa dello sviluppo urbanistico del passato, sono diventate zone completamente staccate dal resto del contesto urbano, dei “non luoghi” in sostanziale abbandono o comunque mal sfruttate.
Infine, va rilevato l’aspetto inerente l’attuazione del “federalismo demaniale”, che consente a Comuni e agli altri enti locali, di avanzare richiesta di attribuzione di beni immobili del patrimonio statali, nell’ambito di specifici progetti di valorizzazione, secondo criteri di territorialità, sussidiarietà, adeguatezza, semplificazione, capacità finanziaria, correlazione con competenze e funzioni, e valorizzazione ambientale.
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