TERAMO – La vicenda della messa in sicurezza dell’acquifero del Gran Sasso d’Italia, cuore di una delle aree naturali protette più importanti d’Italia, riconosciuta a livello europeo nella Rete Natura 2000, si trascina ormai da più di 20 anni. Si legge di seguito nella nota della Provincia di Teramo:
“Risalgono infatti all’inizio del 2000 i primi allarmi delle associazioni ambientaliste sulle pericolose interferenze delle gallerie autostradali dell’A24 e dei Laboratori sotterranei dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) sull’acquifero che fornisce acqua a tre province abruzzesi ed arriva nelle case di oltre 700.000 cittadine e cittadini della nostra regione.
Da allora si sono susseguiti allarmi, incidenti, sequestri, processi, commissariamenti senza che il problema fosse risolto.
Lo scorso 21 luglio il Commissario per la sicurezza del Gran Sasso, Corrado Gisonni, e il Commissario per la sicurezza delle Autostrade A24 e A25, Maurizio Gentile, nel corso di un incontro pubblico a L’Aquila alla presenza del Presidente della Regione Marco Marsilio hanno comunicato che la fase di studio delle condizioni dei punti di prelievo di acqua dal Gran Sasso e dei possibili punti di interferenza con i Laboratori sotterranei dell’INFN e le gallerie è finalmente finita e che ci si appresta a mettere in atto una strategia di intervento congiunta finalizzata a porre in sicurezza l’acquifero.
Ad oggi però non è stata ancora presentata una ipotesi di intervento e alcune dichiarazioni fatte nel corso del richiamato incontro aquilano circa la necessità di nuovi tracciati autostradali e di superamento di alcune leggi poste a tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini destano più di una preoccupazione e richiederebbero spiegazioni molto più dettagliate.
Come espressioni delle comunità di questi luoghi che da anni, in più occasioni, hanno manifestato pacificamente e democraticamente la volontà di veder tutelato un bene primario fondamentale per la vita, la natura e l’economia di un territorio e che dal 1991 hanno scelto di dotarsi del massimo grado di tutela ambientale attraverso un parco nazionale, accogliamo l’invito rivolto dall’Osservatorio Indipendente sulle Acque del Gran Sasso e ribadiamo che:
1. qualsiasi intervento programmato dovrà avere al centro la tutela dei beni primari dell’acqua, dell’ambiente e della salute dei cittadini: le pur giuste esigenze della ricerca scientifica e del traffico veicolare non possono in alcun modo condizionare la distribuzione di acqua potabile di qualità e il rispetto degli straordinari valori naturalistici del luogo in cui si deve operare;
2. non è ammissibile alcun intervento infrastrutturale che possa anche solo lontanamente determinare un pericolo alla falda acquifera del Gran Sasso che dalla costruzione delle gallerie autostradali e dei Laboratori ha già subito un gravissimo abbassamento con conseguenze negative sulle sorgenti della montagna, oggi aggravate dai cambiamenti climatici ormai in atto;
3. nessuna decisione sull’acqua può esser imposta dall’alto: il territorio non deve solo essere “informato” di quanto si intende fare, ma deve essere reso partecipe del processo decisionale e devono essere garantite forme di partecipazione non solo delle Istituzioni, ma anche della società civile che peraltro ha da sempre rappresentato un elemento fondamentale di controllo e stimolo.
Auspichiamo quindi che si agisca in fretta, ma che soprattutto si facciano le scelte giuste. Invitiamo tutti gli altri enti dell’ampio territorio regionale che gode dell’acqua del Gran Sasso d’Italia di aderire a questa Carta per la tutela dell’acqua affinché si possa far sentire tutti insieme la voce delle Istituzioni insieme a quelle dei cittadini”.