TERAMO – In riferimento alle notizie apparse ieri sugli organi di stampa, e in particolare a quelle relative alle quote premiali (quote aggiuntive al finanziamento ordinario attribuite dal Ministero ai singoli atenei in base alla valutazione della ricerca e della didattica) che vedrebbero l’Università di Teramo agli ultimi posti, il rettore dell’Università di Teramo, Luciano D’Amico, sottolinea che:
«Il significato da attribuire alla quota premiale deve essere ricercato non nei valori assoluti ma quale incidenza relativa sul finanziamento storico (ordinario) che è in grado di considerare la diversa dimensione degli atenei. Leggendo l’incidenza relativa della premialità sull’Università di Roma “La Sapienza” – che in termini finanziari è 21 volte superiore all’Università di Teramo – questa oscilla, secondo le diverse modalità di calcolo, tra un minimo di 12,9% e un massimo di 15,5%, mentre per quanto riguarda l’Università di Teramo il valore oscilla tra un minimo di 11,4% e un massimo di 14%. La comparazione con gli altri atenei italiani conduce a risultati similari, come è possibile desumere dalla tabella 2012 di assegnazione del Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO) del Ministero dell’Università. Inoltre, la considerazione dei soli valori assoluti oltre che nella valutazione della premialità può indurre in errore anche nella valutazione delle strategie di assicurazione della qualità, sulla base delle quali verranno certificati gli accreditamenti, i cosiddetti bollini blu. È infatti ragionevole che possa risultare premiante la politica di forte specializzazione da sempre perseguita dall’Ateneo di Teramo, piuttosto che il riferimento a scale dimensionali che non consentono, considerate da sole, nessun tipo di valutazione sulla qualità della ricerca e sull’efficacia della didattica».
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