Ambiente

TerrA interviene su ampliamento cava a monte sorgenti del Pescara

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PESCARA – Il  progetto di ampliamento di una cava posta nel Comune di Popoli,a poche centinaia di metri a monte delle sorgenti del Pescara, una delle riserve idriche più importanti d’Italia, è malvisto dalle associazioni ambientaliste.

I problemi con l’acqua del Gran Sasso, il disastro ambientale  di Bussi provano quanto sia necessario tutelare dagli effetti della  pressione antropica le riserve idriche, ma evidentemente non hanno insegnato nulla.

Il comitato TerrA – Territori Attivi – esprime nella seguente nota  le proprie perplessità in merito a tale progetto di mega-cava  e si chiede:

Cosa altro deve succedere perché capiscano?

Il piano di ampliamento della Cava posta subito al di sopra delle sorgenti del Pescara si associa nella nostra mente, inevitabilmente, ad altre problematiche legate all’acqua.

In primo luogo Bussi. Così vicino a Popoli. Il pluridecennale sversamento di sostanze tossiche sulle falde dei pozzi dell’acqua potabile della Val Pescara. Quanti stanno pagando e pagheranno con la propria salute (ma anche con la vita) l’avvelenamento e l’inettitudine dello stato nel rilevarlo, rivelarlo e porci (nel limite del possibile) rimedio?

In secondo luogo la vicenda delle acque del Gran Sasso. In un polo di ricerca di rilievo mondiale, dove dovrebbero operare scienziati di primo piano, come è possibile che si possa metter a rischio la salute pubblica e con essa l’ambiente in vari modi e in diverse circostanze, con tutto quanto ne consegue?

Ma anche le desolanti notizie di alcuni laghi da noi lontanissimi come il lago Ciad sui confini Nigeriani e il lago Aral ai confini tra Kazakistan e Uzbekistan. Laghi che erano sorgenti di vita, di antiche leggende di pesci guizzanti e che adesso sono luoghi di fuga e desolazione.

Ed è quindi nei luoghi come le sorgenti del Pescara, tra il pressante rumore dell’autostrada e osservando attraverso i fili dell’alta tensione un Airone che si aggira attorno al suo nido, che ci si chiede se infine la natura che emette con le sue possenti Polle, 7000 litri al secondo di cristallina acqua potabile, riuscirà a sostenerci ancora…noi, gli Aironi, i pescatori del lago Ciad e tutti i nostri cuccioli che dovrebbero diventare adulti.

Quell’acqua cristallina sembra essere imbrigliata tra strade, ponti, elettrodotti eppure esprime una purezza selvaggia che ospita e sorregge una vita esuberante e sorprendente.

Ci saranno ancora parole per giustificare le inadempienze legislative che dovrebbero tutelare le sorgenti, le falde acquifere e i bacini imbriferi; permettendo la realizzazione di ulteriori nuove cave o l’ampliamento delle cave già esistenti? Infine, e se dovesse verificarsi un imprevisto o un incidente?

Ricordiamo che l’ingegneria e la geologia non sono infallibili e tanti disastri si sono fondati sull’eccesso di sicurezza degli esperti coinvolti. Mettendo in secondo piano il sacro principio etico e deontologico, che dovrebbe essere proprio e ineluttabile per chi si occupa di scienza e di amministrazione pubblica: il principio di precauzione.

Ma non c’è bisogno di pensare al peggio, perché bastano minime conoscenze della relazione idrogeologica tra la zona di cava e il sito delle sorgenti, per realizzare che un’influenza ci sarà comunque, anche senza imprevisti. Vogliamo e possiamo permetterla?

TerrA manda un appello. Vengano rivalutate le priorità in una maniera più adeguata alle consapevolezze ambientali che urgono all’umanità del terzo millennio! Che siano additati
coloro che permettono questo nuovo attacco alle sorgenti del Pescara appoggiandosi alle inadempienze burocratiche dei piani di salvaguardia.

 

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Redazione

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