“C’è paura soprattutto per l’economia e per il lavoro delle zone più interne dell’Abruzzo, dove si registrano ancora alcune difficoltà con il turismo e con i numeri delle vendite della produzione locale di agricoltori e allevatori – dice Emanuela Ripani, presidente di Coldiretti Teramo e allevatrice terremotata – La terra è tornata ancora a tremare ricordandoci un passato che stiamo cercando, con fatica, di dimenticare. In Abruzzo per certi versi è ancora lontano il ritorno alla normalità, soprattutto se pensiamo alle difficoltà delle popolazioni locali e alla necessità di far tornare i turisti, oltre naturalmente ai pesanti ritardi della ricostruzione. Molte aziende, soprattutto in provincia di Teramo, hanno chiuso i battenti impossibilitate ad andare ad avanti. Altre hanno invece rilanciato aprendo una fase di rinascita che però ha in sé tantissime difficoltà che vanno superate e sostenute da parte delle istituzioni nel breve periodo”.
Coldiretti Abruzzo ricorda che, nelle zone del terremoto, c’è una significativa presenza di allevamenti di mucche, pecore e maiali e un rilevante indotto agroindustriale con caseifici, salumifici e frantoi dai quali si ottengono specialità di pregio conosciute in tutto il mondo. Ma anche l’agriturismo è un settore presente nel cratere con ben 444 strutture di cui 42 in Abruzzo con particolare riferimento alle province di Teramo e L’Aquila.
“L’allevamento e l’agriturismo sono i due settori maggiormente colpiti dalle conseguenze del terremoto e, nonostante con il tempo abbiano ricominciato a dare segnali di ripresa, scontano ancora la paura e l’incertezza. Basti pensare ai moltissimi turisti che, se una volta sceglievano per le proprie vacanze la nostra regione, oggi ci pensano due volte – sottolinea la Ripani – É necessario quindi lavorare con il supporto delle Istituzioni per rilanciare una regione dalle grandissime potenzialità. Oggi più che mai è necessario promuovere una nuova idea di Abruzzo legata alla sue bellezze architettoniche, naturalistiche e paesaggistiche ma soprattutto alla qualità del suo cibo e delle sue produzioni che non hanno da invidiare niente a nessuno”.
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