PENNADOMO – Anthony J. “Tony” Hughes nacque a 27 maggio del 1935, da Anthony “Happy” Hughes ( in realtà era l’italo-americano Antonio Iusi) e Rosa Lucci. La mamma era la prima di undici figli di Emmanuele Lucci (nato a Pennadomo il 6 aprile del 1883 da Vincenzo e M. Persichitti) e Maria Anna Croce entrambi nati a Pennadomo in provincia di Chieti. Il nonno, Emmanuele, giunse negli Stati Uniti nel 1905 e per tutta la vita fece il minatore.
“Tony” Hughes sin da ragazzo, dotato di un fisico roccioso, si avvicinò alla boxe. Frequentò una palestra pugilistica di Cleveland in Ohio. A soli diciotto anni, nel 1953, come peso massimo, era alle prime armi, vinse il “Cleveland Golden Gloves”. Era ancora studente della “St. Joseph High School” quando “Tony” si ripeté come campione nei “Golden Gloves” del 1954 e del ’55. Nel 1956 passò al professionismo e il 28 marzo nella “Arena” di Cleveland sconfisse, per K.O., Mack Cox. Quella sera a bordo ring c’era anche, orgoglioso del nipote, il nonno abruzzese. In quel 1956 seguirono le vittorie, tutte per K.O., contro Bobby White , Len Richards, Jim O’Connell e Tony Leo Pietras.
I giornali cominciano a parlare di lui come di una astro nascente del pugilato. Nel 1957 combatte sette volte e sette volte vince contro: Dick Anthony (K.O.); due volte contro Bob O’Brian e vince sempre ai punti; John Napoli (K.O.); Don Williams (K.O.); Tommy Phillips (K.O.) e ancora con O’Brian. Nel 1958 un infortunio lo tenne lontano dal ring. Intanto conobbe, divenendone il pupillo, il grande Rocky Marciano che diceva sempre: “ha sangue abruzzese come me”. Nel 1959 batté Chubby Duez e John Hobart. Nel 1960 sconfisse per K.O. Earl Mack e poi combatté per tre volte, battendolo sempre, con Jackie Richards. Nel 1961 divenne suo manager Rocky Marciano. Il 1961, sotto la guida del campione di Ripa Teatina, partì alla grande con vittorie su Ike Thomas, Herb Siler, Attilio Tondo, Earl Atley e Rodolfo Diaz. L’11 novembre del 1961 combatté nel tempio della boxe, il “ Madison Square Garden” di New York, contro Claude Chapman. Furono migliaia gli italo-americani giunti per lui.
Anthony J. “Tony” Hughes li ripagò battendo l’ostico avversario. Fu la ventiquattresima consecutiva vittoria. Ora sembrava davvero invincibile. Invece, il 12 agosto del 1961, alla “ Civic Arena” Pittsburgh fu battuto da Alonzo Johnson. La sconfitta sembrò improvvisamente fiaccarne le certezze. Lo attendeva un incontro assai importante contro il britannico Henry Cooper ( passato alla storia del pugilato per essere stato il primo a mettere al tappeto /Cassius Clay ). Il mach si tenne nella meravigliosa cornice dell’Empire Pool di Wembley. L’inizio fu favorevole al pugile italo-americano. Poi il britannico riuscì ad entrare le guardia di Hughes e per tre riprese lo colpì in maniera devastante. Durante la quinta ripresa Rocky Marciano, per evitargli un ancora più dura punizione, gettò la spugna.
Le immagini del campionissimo che consolava con tenerezza il suo “pupillo” fecero il giro del mondo. Ancora due vittorie su Gene Jackson e Bill Nielsen. Poi gli arrivò dall’Italia la proposta di una “ricca borsa” per affrontare l’idolo locale Franco De Piccoli (medaglia d’oro nei pesi massimi ai Giochi di Roma 1960). L’incontro si tenne, il 1 marzo del 1963, a PalaEur di Roma. Durante la seconda ripresa De Piccoli colpì con un sinistro al corpo Hughes che si inginocchio. L’arbitro contò Hughes, nonostante le sue proteste per essere stato colpito irregolarmente, e ne dichiarò la sconfitta per K.O. Un altro incontro ed un’altra sconfitta, con il canadese Bob Cleroux, lo indussero a lasciare definitivamente la boxe. Ventisei vittorie e quattro sconfitte a dimostrazione di una grande carriera pugilistica. Aveva sposato Pasty Legg che gli diede quattro figli: Justine, Anthony, Sherie e Jackie. Anthony J. “Tony” Hughes morì, il 5 ottobre del 2017, a Cleveland, Contea di Cuyahoga, in Ohio.
A cura di Geremia Mancini – presidente onorario “Ambasciatori della fame”