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Il libro
“Tracce” aduna nelle 131 pagine brevi ma serrati racconti, ciascuno da considerare una storia a sé, avvinti tra loro da inquietudini, disagi generazionali e insoddisfazioni ma anche da una vena satirica nei confronti della società e del presente che li emancipa dalla condizione di meri resoconti interiori, diaristici. Il narrare di Rapini, sicuro e senza sbavature nel suo ritmo incalzante, apre infatti ampi varchi alla riflessione e al discernimento consegnando al lettore, come diceva Proust, tutto il piacere del testo.
L’autrice
Magalì Rapini nasce a Teramo il 14 luglio 1972 da padre italiano e madre francese. Segue studi tecnici ma è sempre viva in lei la passione per la lettura. Grazie a questo amore, e ad alcuni corsi di scrittura creativa frequentati tra il 2015 e il 2019, si cimenta con le prime prove letterarie. “Tracce”, il suo secondo volume, segue l’inserimento, nel 2020, nell’antologia “Donne che raccontano”. La Rapini, pessimista ma comunque ironica, lascia trasparire nei suoi racconti, oltre all’amarezza, una speranza di fondo che non l’abbandona.
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