CASTIGLIONE MESSER RAIMONDO – Domenicangelo Trasatto nacque a Castiglione Messer Raimondo (Chieti) in Contrada Calazzotto, il 15 marzo 1890, da Pietro (quarantatreenne “contadino” figlio di Giannantonio e Maria Carolina D’Alessandro) e da Rosa D’Orazio (quarantacinquenne “contadina” figlia di Pasquale e Maria DìOrazio). L’atto di nascita fu certificato dinanzi a Nicola Troilo Segretario delegato dal Sindaco. I suoi genitori si erano sposati a Civitella Messer Raimondo il 30 marzo del 1867 e la registrazione in comune fu fatta dinanzi all’allora Sindaco Achille Gattone.
Domenicangelo sposò, il 20 aprile del 1914, la sedicenne Giuditta Masciantonio (figlia di Filippo e Maria D’Amico. Il 26 dicembre del 1914 arrivò in casa Trasatto il piccolo Filippo Antonio. Poco dopo arrivò per Domenicangelo la “chiamata alle armi”. Era scoppiata la Prima Guerra Mondiale. Il giovane di Civitella Messer Raimondo saprà scrivere una pagina di vero , autentico e difficilmente eguagliabile Eroismo. Fu inquadrato nel 13° Reparto d’Assalto della Fanteria. Riceverà Encomi e Medaglia d’Argento al Valor Militare. Ecco in ordine le motivazioni dei vari riconoscimenti:
Il primo “caporale reggimento fanteria, n. 32109 matricola – Seguito da tre uomini della propria squadra, dei quali però due caddero subito feriti, affrontò coraggiosamente, e di propria iniziativa, cinque tiratori nemici, appostati dietro un riparo e che colpivano d’infilata la compagnia, uccidendone due e facendo prigionieri gli altri tre – Vermegliano, 18 luglio 1915”;
il secondo: “Sergente 13 reparto assalto, n. 32109 matricola – Con rara audacia si spingeva da solo sotto i reticolati nemici per riconoscere i varchi. Penetrava quindi alla testa della sua squadra nella trincea avversaria ed in violento corpo a corpo catturava prigionieri. Visto cadere un soldato gravemente ferito, se lo caricava sulle spalle e, sotto violento tiro d’interdizione, riusciva a trasportarlo nella linea. – Monte Val Bella, 7 giugno 1918”;
il terzo “alla memoria”: “Mirabile figura di soldato, già due volte decorato, in violentissimi combattimenti, durante l’offensiva nemica, dimostrò splendide doti di combattente, spiccando per lo slancio generoso e lo sprezzo del pericolo. In un violento attacco nemico, contenuto con nutrito lancio di bombe a mano, al segnale del comandante, alla testa del plotone, balzava al contrattacco vittorioso, fugando l’avversario. Colpito durante lo slancio da pallottola nemica, cadeva gloriosamente sul campo, strozzando in gola le strofe dell’inno di Mameli, cantato in coro durante il contrassalto – Scolo Palumbo (Basso Piave), 19 giugno 1918”.
Il suo ultimo atto di fede verso la Patria fu certificato dalle testimonianze del Tenente Cesare Spalluto, dal Sottotenente Francesco Tamburini e dal caporale Francesco Borato. I tre ad una voce sola dissero: “E’ morto come solo gli eroi sanno morire”. A Castiglione Messer Raimondo a piangerlo, oltre ai suoi genitori, rimasero una giovanissima vedova e un bambino che non conobbe mai il padre.
A cura di Geremia Mancini – presidente onorario “Ambasciatori della fame”