Disattesa la risoluzione approvata in Consiglio regionale
L’AQUILA – “Sulla vicenda che riguarda il trasporto dei malati oncologici a oggi nulla è cambiato”.
La denuncia è del Presidente della Commissione di Vigilanza, Mauro Febbo che spiega: “L’Assessore Silvio Paolucci non ha provveduto né ad emanare il regolamento per i fruitori del servizio né le linee guida per i pagamenti di queste prestazioni; il Direttore generale della Asl Lanciano-Vasto-Chieti, dott. Flacco, e la dott.ssa Spadaccini hanno completamente disatteso gli impegni, riversando tutte le responsabilità su assessorato direzione regionale alla sanità e confermando al tempo stesso il loro parere favore rispetto alla Risoluzione approvata in Consiglio. Tra l’altro i nuovi pazienti oncologici della Asl n.2 purtroppo non possono ancora usufruire del servizio necessario ed indispensabile per sottoporsi alle cure, mentre non sappiamo fino a che punto le associazioni potranno garantire il trasporto in quanto ricevono con notevolissimo ritardo i pagamenti e sono obbligate ad anticipare numerose spese come stipendi, carburante e manutenzione automezzi”.
Il presidente Febbo ha inviato una comunicazione ufficiale a tutti gli attori istituzionali “per denunciare questa assurda e vergognosa vicenda, per sollecitare un pronto intervento e conoscere i motivi per i quali si continua a disattendere completamente quanto stabilito dalla Risoluzione del Consiglio Regionale, approvata all’unanimità ormai il lontano 3 dicembre 2015, cioè oltre due mesi.
Il Presidente della Regione in qualità di Commissario ad Acta D’Alfonso e l’Assessore alla Sanità hanno il dovere morale di dare risposte concrete e urgenti nei confronti di tutti i pazienti oncologici e dei loro familiari che si trovano ad affrontare gravi difficoltà quotidianamente. Allo stesso tempo, il Presidente del Consiglio Regionale Di Pangrazio ha l’obbligo di far rispettare quanto deciso dal Consiglio. Per questo in occasione della prossima seduta dell’assise regionale chiederò contezza di quanto sta accadendo. La tutela della salute – conclude Febbo – non può subire condizionamenti neanche quelli dettati da mere motivazioni finanziarie”.