PESCARA – Nel corso della mattinata odierna i Carabinieri della Compagnia di Pescara hanno dato esecuzione all’ordinanza applicativa della misura cautelare interdittiva, emessa dal Gip di Pescara su richiesta della Procura della Repubblica – Pm Dott. Andrea Papalia – a carico di 7 dipendenti della società “Provincia e Ambiente”, per i reati di peculato, falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, truffa aggravata e violazioni norme generali sull’ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche in concorso.
Altri 10 sono indagati. L’indagine è stata condotta dai Carabinieri di Pescara Scalo a partire dal maggio 2017 ed ha avuto riguardo i dipendenti della citata società, la quale, operando in regime di “in house providing”, si occupa del controllo, manutenzione e certificazione degli impianti termici per conto della Provincia di Pescara. Sono emerse alcune condotte illecite tenute da diversi dipendenti “assenteisti” che, durante le ore di lavoro, per ragioni private, si allontanavano dall’ufficio senza alcuna autorizzazione e senza passare il badge nell’apposito orologio marca tempo.
Le evidenze investigative sono state raggiunte a seguito di numerosi servizi di osservazione, di pedinamento. Contestualmente sono state installate sul luogo di lavoro telecamere interne ed esterne per controllare, monitorare e registrare l’ingresso e l’uscita dei dipendenti. L’attività video è durata più di sei mesi ed ha certificato che diversi dipendenti della società, dopo aver passato il badge nell’orologio marcatempo, all’atto dell’ingresso in ufficio, erano soliti assentarsi arbitrariamente e senza autorizzazione alcuna recandosi a svolgere commissioni private.
I dipendenti utilizzavano anche lo stratagemma del “doppio passaggio” consecutivo in entrata (entrata/entrata) o in uscita (uscita/uscita); tale artifizio serviva a far si che l’orologio marcatempo annullasse la precedente operazione di uscita o entrata, contabilizzando le ore di servizio previste (8 ore per i lavoratori a tempo pieno) al fine di percepire, a fine mese, la retribuzione di ore lavorative maggiori di quelle realmente effettuate. Dalla visione delle immagini delle telecamere è emerso, altresì, che alcuni dipendenti procedevano a passare il badge di altri colleghi giunti presso a lavoro in ritardo e/o anch’essi assenti arbitrariamente.
L’indagine ha avuto riguardo anche delle autovetture di servizio utilizzate per gli spostamenti dai dipendenti addetti alle verifiche esterne degli impianti di riscaldamento; si è così scoperto che i veicoli venivano utilizzati abusivamente per mere esigenze private. E’ anche emerso che il direttore tecnico, responsabile dell’ufficio, pur essendo in condizioni di poter controllare le condotte dei dipendenti, ha omesso l’attività di verifica consentendo loro di percepire a fine mese la retribuzione di ore di lavoro mai prestate.
Nel corso delle indagini, per oggettivare ancor più i comportamenti illeciti, è stata acquisita tutta la documentazione contabile della società procedendo al raffronto tra i dati registrati dall’orologio marcatempo, quelli riportati nelle buste paga e le evidenze documentate dalle telecamere. Chiara, dunque, la truffa operata dai dipendenti infedeli.
L’intera attività di indagine ha evidenziato che ben 17 dipendenti su 21 effettivi si sono resi responsabili delle condotte descritte, ma solo per 7 di loro, che si sono dimostrati particolarmente abituali nella commissione dei comportamenti illeciti, è scattata l’applicazione della misura cautelare interdittiva della sospensione di 6 mesi dall’esercizio di attività lavorativa e di impiego presso amministrazioni o enti pubblici o a prevalente partecipazione pubblica.
In altri termini i predetti indagati hanno tenuto comportamenti illeciti che non hanno avuto connotazioni occasionali, ma hanno costituito espressione di un’analitica e approfondita programmazione, ponendo in essere detti comportamenti non solo in un arco rilevante di tempo ma anche quasi senza soluzione di continuità, arrivando a percepire ingiusti compensi in danno di un ente pubblico territoriale per attività lavorative mai svolte.
I reati contestati, di cui tutti gli indagati dovranno rispondere a vario titolo, sono di truffa aggravata continuata, in alcune occasioni anche in concorso, per alcuni peculato, falsa attestazione della presenza sul luogo di lavoro, in talune circostanze anche in concorso e falsità materiale e ideologica commessa dal Pubblico Ufficiale in atti pubblici.