Il simposio, presieduto da Francesca Fausta Gallo – direttore del Dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Teramo – si aprirà con i saluti del rettore Dino Mastrocola, del vice presidente della Camera dei Deputati Fabio Rampelli e del presidente nazionale ANFE Salvatore Bendici.
Dopo una introduzione ai lavori a cura di Aladino De Paulis responsabile cultura dell’ANFE Abruzzo-Marche e di Leonardo D’Ippolito direttore del Dipartimento cultura ed eventi dell’ANFE nazionale, seguiranno le relazioni di Tito Rubini responsabile cultura dell’ANFE Val Vibrata-Pescara, Rita Salvatore docente di Sociologia dell’ambiente e del territorio dell’Università di Teramo, Giovanna Massacci Ph.D Turismo, Territorio, Ambiente dell’ANFE Ancona, Nicolino Farina della Soprintendenza P.S.A.E L’Aquila, Gabriele Di Leonardo segretario dell’ANFE Val Vibrata-Pescara, Fabio Travaglini segretario generale AICCRE Abruzzo e Anna Ciammariconi presidente del Corso di laurea in Turismo sostenibile dell’Università di Teramo.
«Il Turismo delle Radici – spiega Francesca Fausta Gallo – è una particolare forma di offerta turistica che coniuga alla tradizionale proposta di beni e servizi del terzo settore (alloggi, eno-gastronomia, visite guidate) la conoscenza della storia familiare e della cultura d’origine degli italiani residenti all’estero e degli italo-discendenti. L’Italia, e con essa l’Abruzzo, è stata a lungo terra di emigrazione e questo ha fatto sì che un numero consistente di italiani abbandonasse la propria terra per trasferirsi oltre confine, alimentando dei flussi consistenti di immigrati. Oggi il bacino di utenza del turismo delle radici, calcolando immigrati di seconda e terza generazione, si aggira sugli 80 milioni di persone, un numero importante di “turisti” che potrebbe avere significative ricadute economiche sui piccoli e piccolissimi centri italiani che sono stati quelli che hanno registrato il più alto numero di flussi migratori».
«Il 2024 – continua il direttore del Dipartimento di Scienze politiche – sarà l’Anno delle radici italiane, evento che, si spera, possa essere di richiamo per i discendenti degli emigrati italiani nel mondo, e che va adeguatamente preparato, affinché non diventi l’ennesima occasione effimera e meramente celebrativa, ma rappresenti una reale opportunità capace di avviare buone pratiche strutturali per aree tradizionalmente svantaggiate del Paese».
«Il Symposium – conclude la Gallo – vuole essere un’occasione per riflettere su alcuni di questi temi, anche in vista di progetti comuni di ricerca e di formazione che possano coinvolgere l’Università, e nello specifico il Corso di laurea in Turismo sostenibile, ed enti e operatori economici del territorio».
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