“Nel Mezzogiorno vi sono stati un aumento della tassazione e una diminuzione della spesa più forti che nella media nazionale”. “L’aumento della pressione fiscale è avvenuto prevalentemente in sede locale”. “Sembra emergere una sorta di regola discorsiva, in virtù della quale i territori con redditi medi più bassi, espressione di economie più in affanno, sono penalizzati da una pressione fiscale più elevata”. Carlo Trigilia e Gianfranco Viesti – La crisi del Mezzogiorno e gli effetti perversi delle politiche (Il Mulino, 1/16)
PESCARA – Riceviamo e pubblichiamo la nota di Roberto Campo Uil Abruzzo:
“In 2 anni, i cittadini a livello nazionale hanno pagato 7 miliardi in più di tasse locali (da 42 miliardi, siamo arrivati a 49), un +16,7%, che vale 308 € a testa in più in due anni, che portano il totale medio annuo di tasse locali che paghiamo a 1.969 €.
In Abruzzo, Pescara supera la media nazionale: 2.017 € di tasse locali, con la doppia penalizzazione dell’addizionale regionale Irpef a 415 € pro-capite (invece che a 389 €, media nazionale) e dell’addizionale comunale Irpef a 192 € pro-capite (invece che a 156 €, media nazionale). Come se non bastasse, il Comune di Pescara si segnala per inciviltà fiscale con la sua esenzione secca on/off a 10mila euro, di cui beneficiano pochissimi poveri, nessun lavoratore e tanti evasori fiscali. Né l’addizionale regionale, dunque, né quella comunale prevedono scaglioni di reddito.
Gli altri capoluoghi dell’Abruzzo sono complessivamente sotto la media nazionale, non però per l’addizionale regionale Irpef, ovviamente, né per quella comunale, ad eccezione dell’Aquila.
L’imminente uscita dell’Abruzzo dal commissariamento della sanità rende ineludibile un piano di rientro su valori normali delle tasse regionali, addizionale regionale Irpef ed Irap. Va respinta ogni altra opzione che pretenda di mantenere la penalizzazione fiscale a danno di cittadini ed imprese anche dopo il pareggio dei conti della sanità: finito lo scopo, finita la tassa.
L’Abruzzo è tra le 6 peggiori regioni d’Italia per quantità e qualità dell’addizionale regionale Irpef: paghiamo uno 0,50% in più (cioè, l’1,73% invece dell’1,23% che pagano le regioni non commissariate per i deficit dei conti della sanità); per di più, paghiamo con un’aliquota secca, senza scaglioni di reddito. Solo nel 2013-2014 abbiamo potuto fare accordi con la Regione di parziale restituzione delle tasse aggiuntive e introduzione degli scaglioni di reddito.
Ora, abbiamo fatto come sindacati due richieste alla Regione che riteniamo irrinunciabili:
1. Definitivo superamento dell’aliquota secca: vogliamo gli scaglioni di reddito, nello spirito e nella lettera della Costituzione.
2. Un piano di graduale, strutturale ed integrale restituzione delle tasse punitive aggiuntive che abbiamo subìto a causa del commissariamento della sanità: le tappe devono essere sostenibili per il bilancio regionale, ma l’obiettivo dell’eliminazione della fiscalità di svantaggio in Abruzzo deve essere colto.
Cancellata la fiscalità punitiva di svantaggio, si dovrà iniziare il capitolo della fiscalità di vantaggio, a favore di chi investe e crea occupazione stabile: uno strumento da cui non si può prescindere per una buona ripresa economica ed occupazionale.”