REGIONE – Il processo di transizione a un modello sostenibile, le implicazioni sociali e internazionali, è stato affrontato nel trentaduesimo incontro di “Un libro, il dialogo, la politica”, la rubrica curata da Michele Fina. Ospite Antonio Cianciullo, scrittore e giornalista de la Repubblica, vicepresidente dell’associazione Transizione Ecologica Solidale. Cianciullo è autore del libro “Un pianeta ad aria condizionata. Chi paga il conto del global warming?” (Aboca Edizioni).
Inevitabile che l’argomento di partenza del dialogo sia stata l’elezione di Joe Biden alla presidenza degli Stati Uniti: la sconfitta di Donald Trump, ha rimarcato Fina, modifica in modo significativo il quadro del processo di contrasto al cambiamento climatico, rafforzandolo, assieme ad elementi come l’ondata pandemica e il nuovo protagonismo dell’Unione europea.
Cianciullo ha concordato, sottolineando come un protagonista, gli Stati Uniti, “torni sulla scena climatica. In questi anni l’Europa ha giocato solo con una sponda, quella asiatica, ora può tornare a dialogare con quella atlantica. L’obiettivo della carbon neutrality al 2050 era già stato sposato da Paesi che sono complessivamente responsabili dei due terzi delle emissioni, ora con gli Stati Uniti il fronte si allargherà”. Per l’autore nelle elezioni americane “la gestione della pandemia ha avuto un peso importante. Il tema è gemello rispetto a quello ambientale, ritengo che il lockdown rappresenti la certificazione che viviamo in un ambiente malsano. Lo scenario imposto dal cambiamento climatico è qualcosa di diverso, una proiezione che dura di più, ci troviamo di fronte a un processo più difficile da fermare, va rivisto il sistema produttivo, il modello di vita, e bisogna agire con la massima rapidità per evitare che le conseguenze siano ancora peggiori”.
Il libro, ha detto Fina, “è stato scritto prima dell’emergenza pandemica ma l’ha anticipata in alcuni passaggi, ad esempio quando parla dei rischi per la salute umana, o quando sostiene che la crisi climatica procede a balzi, ed è chiaro che la pandemia non può che essere uno di questi. Mi chiedo se la pandemia possa essere l’elemento decisivo per creare il consenso, per fare capire a più persone l’importanza della transizione”.
Cianciullo ritiene di sì, che la crisi pandemica possa aiutare a convincere “una parte più larga della popolazione, del resto l’andamento delle tensioni sociali prodotto da coronavirus è analogo a ciò che l’Onu prevede possa essere prodotto dalla crisi climatica. L’inquinamento diffuso ormai ostacola il miglioramento del nostro benessere, l’effetto del cambiamento climatico si ripercuote su ognuno di noi”.
La seconda parte del dialogo, introdotta da Fina dalla considerazione: “La transizione è costosa, chi la paga? Se la pagano le fasce più deboli della popolazione rischiano di essere due volte vittime”, si è concentrata sugli aspetti economici e sociali. Cianciullo ha spiegato: “La rivoluzione che ci porta dall’era dei combustibili fossili a quella successiva è già in atto, non può essere fermata: non stiamo discutendo del se ma del come, di chi ne trarrà i vantaggi, ovvero i Paesi che si attrezzano meglio”.
Per l’autore “le proiezioni dell’Unione europea ci dicono che il lavoro si svilupperà sempre di più sul lato green. Un caso riuscito di incentivi è quello che riguardano la riqualificazione energetica degli edifici”, che è stata rafforzata negli anni fino al 110 per cento recentemente varato. “Di certo – ha detto Cianciullo – va fatto di più nel campo della protezione delle persone che perdono il lavoro nell’ambito della transizione, è importante anche perché a questo processo di cambiamento sia procurato il consenso necessario”. In senso generale, Cianciullo ha anche messo in evidenza l’importanza che la questione ambientale sui media emerga sempre di più raccordandosi con quelle economica e politica.
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