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“Una pura formalità”: il 13 e 14 gennaio in scena a Pescara

da Redazione

Mauri-SturnoGlauco Mauri e Roberto Sturno saranno i protagonisti dello spettacolo tratto dall’omonimo film di Giuseppe Tornatore

PESCARA – Oggi martedì 13 febbraio alle ore 21 e domani alle ore 17 e alle ore 21, presso il Teatro Circus di Pescara, primo appuntamento del 2015 con la 49ª Stagione Teatrale della Società del Teatro e della Musica. “Una pura formalità” è il nuovo spettacolo di Glauco Mauri e Roberto Sturno tratto dall’omonimo film girato da Giuseppe Tornatore nel 1994, con protagonisti Roman Polanski e Gérard Depardieu. Assieme a loro Giuseppe Nitti, Amedeo D’Amico, Paolo Benvenuto Vezzoso, Marco Fiore, scene di Giuliano Spinelli, costumi di Irene Monti, musiche di Germano Mazzocchetti, libera versione teatrale
 e regia Glauco Mauri

Si svolge tutto all’interno della squallida stanza di una stazione di polizia, mentre fuori infuria la tempesta, e nel corso di una lunga misteriosa notte, durante la quale un uomo (un commissario) aiuta un altro uomo (uno scrittore di successo) a cercare di capire quel viaggio a volte stupendo e a volte terribile che è la vita. Una squallida stanza di uno squallido Commissariato di Polizia. Si direbbe facile, in fondo, una stanza è una stanza. Ma c’è qualcosa di inquietante: tutto è sbilenco, una prospettiva irregolare, libri e faldoni ingrigiti dagli anni, sui muri misteriosi graffiti e un orologio senza lancette… come se il tempo si fosse fermato. Quando il film uscì nelle sale nel 1994 fu accolto, per la sua inquietante novità, con una certa difficoltà da parte della critica. Oggi è considerato uno dei suoi film più belli in assoluto (lo stesso autore ne è convinto), un “piccolo capolavoro”, ne erano protagonisti Gérard Depardieu e Roman Polanski con un giovanissimo Sergio Rubini. Nell’allestimento teatrale, Roberto Sturno è lo scrittore Onoff e Glauco Mauri il Commissario.

Queste le parole di Glauco Mauri:

“L’intensità del racconto, il suo ritmo, illuminato da emozionanti colpi di scena, una razionale e al tempo stesso commossa visione della vita  mi hanno spinto, in pieno accordo con Tornatore, ad una libera versione teatrale. Già il film ha una sua struttura sospesa fra cinema e teatro e questo mi ha molto aiutato nel lavoro. E come negli “incontri” fortunati, la storia così magnificamente raccontata nel film, ha fatto germogliare in me emozioni inaspettate che diventavano sempre più mie. Un’opera tanto più è valida quanto più dona a un interprete la possibilità di scoprire sfumature umane e poetiche in essa nascoste. Ho cercato di far rivivere tutta la forza drammatica della sceneggiatura modificandone quelle parti che si presentavano con dei connotati troppo cinematografici, preservandone al tempo stesso quell’intensità che dall’inizio ci avvolge nel suo misterioso intreccio. Il racconto rimane oscuro fino al suo sconvolgente epilogo dove i pezzi lacerati di una vita si compongono in una serenità inaspettata e commovente: un capovolgimento radicale di quello che sembrava un giallo.

Un delitto è stato commesso e ne viene accusato un celebre scrittore, Onoff. Ma, pur con la tipica atmosfera di un thriller, Una pura formalità è un viaggio alla scoperta di se stessi, di quella che è stata la propria vita. “Gli uomini sono eternamente condannati a dimenticare le cose sgradevoli della loro vita; e più sono sgradevoli e prima si apprestano a dimenticarle”. Ecco quello che scrive in uno dei suoi romanzi Onoff, che nella lunga notte di Una pura formalità cerca ansiosamente di ricordare… ricordare… cosa? Un altro uomo aiuta Onoff in questa faticosa ricerca di un passato che si è voluto dimenticare: un inquietante commissario di polizia, un personaggio duro e ironico, comprensivo ma implacabile… Non può non sovvenirmi il ricordo del grande Dostoevskij e il rapporto tra Porfirij e Raskolnikov in Delitto e Castigo.

Tutto si svolge in una sperduta stazione di Polizia. Ma lo è veramente? E dove si trova? E quelle strane persone al suo interno, sono poliziotti? Cosa aspettano? La storia fa nascere numerosi interrogativi ed è pervasa di “misteriosi perché”. Il cinema ha le sue ricchezze espressive, il teatro ne ha altre che sono sue proprie. E su un palcoscenico, nel nostro caso, la parola assume un valore non solo di racconto ma anche di invito alla fantasia e alle domande. Domande necessarie all’uomo per aiutarlo a cercare di comprendere quel viaggio a volte stupendo e a volte terribile ma sempre affascinante che è la vita”.

Prossimo appuntamento della Stagione:

Teatro Circus: 26 e 27 gennaio – ore 21 // 28 gennaio – ore 17

SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA SBORNIA

di Eduardo De Filippo con Luca De Filippo e Carolina Rosi.

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