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Università de L’Aquila: da garantire 8000 posti letto per i pendolari

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L’AQUILA – L’Università de L’Aquila ha il diritto di ricominciare la sua nuova vita post-terremoto ma lo dovrà fare non senza problemi. Se infatti molto si è mosso per la cittadinanza che a distanza di pochi mesi ha migliorato la propria situazione tra case provvisorie ed alloggi temporanei, scagionando il pericolo delle tendopoli, per l’Università la situazione appare di piena emergenza. Garantire circa 8000 posti letto per gli iscritti alla facoltà appare impresa non da poco se pensiamo che ad oggi sono disponibili appena 212 posti letto presso la Reiss Romoli.

Il sindaco del capoluogo si sta muovendo con la presentazione di una richiesta alla Protezione Civile di 300 moduli abitativi (Map), l’apertura di Casa Marinangeli (dal 2000 non ancora utilizzata) e 1000 moduli removibili.

Secondo questa previsione sarebbe possibile ottenere già solo con i Map ben 1200 posti letto che le altre sistemazione potrebbe arginare in parte l’emergenza. A 15 giorni dalla ripresa delle attività dunque restano ancora molti dubbi ed incertezze sul futuro di un’Università che lotta per mantenere la propria identità scongiurando il pericolo di avere sede “satelliti”.

Così si esprime il rettore dell’Università, Ferdinando di Iorio, durante la conferenza stampa:

Anche io come molti aquilani ho perso la casa e non vorrei anteporre le esigenze degli studenti a quelle degli sfollati. Dico solamente che oltre agli alloggi per i terremotati si dovrebbe pensare anche a quelli dei giovani che intendono venire o tornare all’Aquila per studiare e formarsi, in maniera consona, con un tetto sopra la testa, un letto ed un tavolo su cui studiare. Ci sono a disposizione 16 milioni di euro: perchè non vengono utilizzati per costruire gli alloggi, in attesa che altre realtà (come la casa dello studente della Regione Lombardia) vengano ultimate?

Sul pendolarismo degli universitari afferma:

Nella migliore delle ipotesi potrebbe durare un paio d’anni. Due anni, accademicamente parlando, sono un’eternità e rischiano di veder tagliata fuori l’Università da ogni circuito della formazione. Come si può, inoltre, pensare di fare formazione e ricerca con studenti costretti al pendolarismo quotidiano, per seguire lezioni? Non è ancora chiaro se il trasporto Arpa sarà gratuito, per esempio, e non è esclusa l’ipotesi della creazione di navette private per il trasporto di studenti da un polo all’altro dalla città.

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