Tutto è iniziato quando nel mese di settembre un 43enne di Pescara si è presentato in caserma dichiarando di essere vittima di usura.
In particolare ha riferito che dal mese di dicembre 2015, trovandosi in forti difficoltà economiche aveva deciso di rivolgersi al rom ricevendo un primo prestito di 1.000 euro; avevano pattuito la restituzione del capitale, dopo appena una settimana, più gli interessi per un totale di 1.500 euro. In buona sostanza il tasso applicato era del 50% su base settimanale.
Nonostante la richiesta esosa dell’usuraio, l’uomo era riuscito ad onorare il suo debito, ma dopo qualche tempo, trovandosi nuovamente in difficoltà, aveva chiesto altri soldi: 1.000 euro alle stesse folli condizioni.
La vicenda è proseguita fino al mese di luglio 2016, quando la vittima, che fino a quel momento aveva sempre puntualmente pagato l’usuraio, aveva subito un infortunio e non aveva potuto lavorare; tale circostanza lo aveva quindi portato a ritardare i pagamenti con ovvie conseguenze: telefonate continue, pressanti ed insistenti, minacce, intimidazioni di ogni tipo fino al “trattenimento” dell’auto della vittima a garanzia del prestito.
Per cercare di poter parzialmente saldare il suo debito ed assillato dalle continue pressione del rom, la vittima aveva chiesto un anticipo del salario al proprio datore di lavoro che gli aveva dato la somma di 400 euro, consegnata immediatamente all’usuraio che, per tutta risposta, gli aveva riferito che, a causa di tutti i ritardi cumulati, la somma da restituire era ormai diventata di 2.400 euro.
A questo punto, non riuscendo più a far fronte alle richieste del rom, nel mese di agosto 2016, avendo ricevuto un accredito sul suo conto corrente per la somma di circa 600 euro da parte dell’INAIL per l’infortunio subito, la vittima aveva preso appuntamento con il suo strozzino presso il bancomat dell’ufficio postale di via Passolanciano per prelevare il denaro restante sul conto e consegnarglielo.
Ma in quella circostanza, dato che l’ATM gli aveva negato la transazione, il rom aveva preso il bancoposta della vittima, chiedendogli il codice pin. A distanza di qualche giorno l’usuraio aveva prelevato la somma di 600 euro e la vittima era quindi convinta di dover restituire solo 1.400 euro.
Il 13 settembre 2016 il rom, però, aveva chiamato ancora la vittima riferendogli che, nel frattempo, aveva maturato ulteriori interessi arrivando quindi a 2.000 euro da restituire. Ne era seguito un incontro chiarificatore nel corso del quale, alle rimostranze della vittima, l’usuraio reagiva con pugni, schiaffi e minacce di bruciargli la macchina e procurargli altro male fisico.
Se avesse denunciato il fatto, poi, le conseguenze sarebbero state anche peggiori. La vittima, esausta e spaventata, ha quindi sporto denuncia, e il 22 settembre scorso all’appuntamento fissato con il rom si sono presentati anche i Carabinieri che, dando alla vittima banconote fotocopiate da consegnare all’usuraio, lo hanno incastrato ed arrestato.
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