Questa opera, tra le più importanti scritte da Monteverdi, approda in Abruzzo per la prima volta. Infatti, l’esecuzione avverrà con strumenti originali e/o copie, e l’organico vocale strumentale supererà le 50 unità. Una formula di grande impatto, travolgente, così come avveniva nel ‘600.
L’ingresso è di 5€ per la raccolta fondi a favore della Fondazione Negri Sud di S.Maria Imbaro (Ch)
Note:
In occasione dei festeggiamenti che nel 2017 porteranno a ricordare il 450° anno dalla nascita del grande maestro Claudio Monteverdi, il progetto di Ensemble’900 in collaborazione con la Cappella S. Teresa dei Maschi di Bari, vuole dedicare lo studio ed il lavoro ad uno dei capolavori sacri del maestro cremonese: Il Vespro della Beata Vergine del 1610. Come è noto, l’opera scritta negli ultimi anni della permanenza mantovana alla corte dei Gonzaga, con molta probabilità nel 1607, non riporta alcun tipo di testimonianza di esecuzione alcuna, potrebbe non essere mai stata eseguita, quindi mai ascoltata dall’autore. Molti musicologi sono propensi nel pensare che con molta probabilità potrebbe aver visto la prima esecuzione qualche anno dopo, tra il 1613/14, durante il suo nuovo incarico di maestro di cappella presso la Basilica di S. Marco a Venezia. Probabilmente proprio la grandezza strumentale e vocale dell’opera, con vari strumenti e molteplici polifonie, fa pensare ad una visione ed una dimensione esecutiva molto ampia, tipica di una basilica come S. Marco, ricca di tradizione policorale e strumentale. Alcuni dubbi a queste affermazioni nascono dal contenuto stesso dell’opera. L’introduzione al Vespro, dopo l’incipit gregoriano del “Deus in adiutorium meum”, il glorioso “Domine ad adiuvandum”, cita chiaramente la sinfonia iniziale del famoso Orfeo, opera prima del maestro, che proprio nel 1607 vide la sua prima esecuzione a Mantova, presso Palazzo Ducale, con un conseguente enorme successo e fama. Con molta probabilità, l’uso di questa citazione, punta proprio al riconoscimento negli ambienti mantovani, una sorta di slogan pubblicitario, per garantire ulteriore fama e garanzia del musicista più noto della città.
Alla luce dei circa 400 anni di vita dell’opera, la sua freschezza e lucentezza, dona ancora, agli attenti ascoltatori, sensazioni di benessere spirituale e fisico, che solo la musica di Monteverdi sa dare. Una musica che grida l’egemonia italiana di questi secoli e che si propaga in tutti noi uomini contemporanei, con lo splendore e i fasti del suo tempo.
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