PESCARA – La cronaca riporta quotidianamente episodi di violenza inaccettabile contro le donne,episodi a dir poco raccapriccianti che evidenziano un fenomeno in aumento e non ancora adeguatamente contrastato.La violenza di genere è una violazione dei diritti umani e per combatterla bisogna potenziare le misure di concreta prevenzione nonchè puntare a pene certe e più severe per i colpevoli.Nella convinzione che la sensibilizzazione dell’opinione pubblica sia uno dei percorsi più efficaci per combattere tale violenza , pubblichiamo una nota di Edvige Ricci, che invita a riflettere soprattutto gli uomini :
Gli ultimi fatti di cronaca in Abruzzo ci hanno consegnato, alla vigilia dell’8 marzo, la brutalità di violenze multiple e sconcertanti sui corpi di molte giovani donne.
Fatti che appaiono inauditi alle coscienze civili, e che invece si moltiplicano e si diffondono, ad opera di individui, che, nella quotidiana realtà, appaiono “normalmente” civili… Per le donne, singole, associate, di ogni età, mestiere o professione, riesplode l’urgenza di dover urlare il proprio sdegno, la propria solidarietà, il diritto a non essere vittime e la necessità di giustizia. Un “basta” che dura lo spazio di un mattino, perché si deve sommare all’ urlo ripetuto, per l’episodio immediatamente successivo…E che rischia di apparire inutilmente infinito, quasi come inappellabile destino.
Forse c’è qualcosa che non funziona, in questa sequela di comportamenti, divenuti così “ovvii”, da apparire quasi a-storici, non riuscendo apparentemente a incidere sulla carne viva dei comportamenti individuali e sociali. C’è qualcosa che manca.
Ma dato che noi donne, da decenni, ci siamo messe fortissimamente in gioco sul terreno del corpo e della sessualità, ancora interrogandoci e ancora lacerandoci sui comportamenti culturali e sociali più utili per la “liberazione” individuale e per la nascita di una società di portatrici/portatori di pari dignità , non si capisce che cosa altro potremmo ancora fare, per cambiare le cose…
Non possiamo certo essere noi a interrogarci e a prendere la parola sulla sessualità maschile e sul bisogno di relazione che, negli uomini, sembra contemplare anche la sottomissione violenta del corpo e dell’anima delle donne… Non possiamo essere certo ancora noi, e soltanto noi, a desiderare una civiltà di “pari dignità”, se rispetto ad episodi del genere, a parlare e a urlare siamo ancora e soltanto donne.
Non bastano – e meno male, certo, che ci sono –polizia, carabinieri e giudici che fermano e condannano i violenti. Occorre che la condanna venga direttamente dalla “società degli uomini”, che la parola la prendano quelli che – e sappiamo bene che ci sono- egualmente vogliono e lavorano per una società di “pari dignità” e per una cultura di relazioni diversa. Occorre che siano questi uomini a dichiarare , pubblicamente e apertamente, la propria distanza da tali comportamenti, affermando – speriamo- che essi non vanno ascritti alla “differenza “ fra sessualità maschile e femminile, ma a comportamenti individuali e liberi, che si contrappongono ad altri, che scelgono invece rapporti di incontro e di ascolto delle diversità. Che si rompa, a livello culturale e pubblico, una specie di omertà “maschile”, che quasi accetta, in un’idea media di sé, la presenza di “minoranze “ violente come normale variabile …
Noi speriamo tanto che non sia così…E non penso a bandiere o sigle, più o meno strumentali, da usare… Ma che siano gli uomini, in primis, a inventare le modalità di una battaglia pubblica sul modo migliore di essere culturalmente uomini, rivendicando in quanto tali l’importanza del rispetto del corpo e della libertà delle donne.
L’8 marzo che si avvicina sarebbe sicuramente “cosa nuova” e più utile a tutte-i, se a doverlo festeggiare non fossimo noi donne, ma gli uomini, e non per le donne, ma per prendere la parola sulle cose giuste e necessarie da dire a quegli uomini,la cui violenza sulle donne getta un’ombra inquietante sulla capacità maschile di farsi protagonisti della società migliore per cui, insieme, lavoriamo.
EDVIGE RICCI – ecologista