LANCIANO – É in rotazione radiofonica “Vorrei scrivere di te“, il nuovo singolo di Marco Calabrese, una canzone d’amore e di rimpianti. Ad accompagnare il brano c’è un videoclip che si sviluppa in due ambienti: un’automobile ed una spiaggia sulla splendida Costa dei Trabocchi. Le scene raccontano la necessità del protagonista di trovare un posto nel quale poter finalmente dare spazio a quei pensieri, ricordi e sensazioni che pervadono il suo io liberamente, senza filtri e inibizioni, per poi farli esplodere liberandoli e lasciandoli andar via.
L’artista ci ha gentilmente concesso un’intervista.
“Vorrei scrivere di te” è il tuo nuovo singolo, come nasce?
Nasce, come quasi tutto ciò che scrivo, in maniera naturale un lunedi mattina, ripensando ad una grande storia d’amore che ha accompagnato la mia vita. Mi succede spesso di guardare indietro e pensare a ciò che ho fatto in passato, di chiedermi se rifarei le stesse scelte ora. Il giorno in cui ho scritto il testo di “Vorrei scrivere di te” sentivo forte la necessità di raccontare di questa storia con un velo di malinconia, di trovare il “perché” della rottura, di ricordala ripercorrendo alcuni momenti che la hanno caratterizzata. Insomma: sentivo l’esigenza di buttare fuori tanti sentimenti e sensazioni che conservano dentro di me.
Quale messaggio vuoi far percepire a chi ti ascolta con questo brano?
Due cose in particolare. La prima: vale sempre la pena viverle certe emozioni, perché ci restano dentro e ci arricchiscono, ci fanno sentire vivi. La seconda: se tieni veramente ad un rapporto é fondamentale parlare ed ascoltare l’altra persona, anche quando non hai voglia. Occorre confrontarsi, capire il proprio partner, cercare un punto d’incontro. Se molli perdi tutto e diventa difficile tornare indietro.
Come si sviluppa il videoclip?
Sono abbastanza introverso e quindi non esprimo facilmente i miei stati d’animo più intimi davanti agli altri; quando queste emozioni spingono per uscire fuori sento il bisogno di isolarmi in un porto sicuro per sfogare il tutto. Il videoclip racconta questo: la corsa solitaria in macchina durante la quale pian piano i pensieri cominciano ad uscire per poi esplodere definitivamente una volta arrivato in uno dei pochi posti che mi fa sentire bene, liberandomi da questo tormento.
Ti sei avvicinato alla musica all’età di dieci anni quando hai ricevuto in regalo da tuo padre la prima tastiera. Come ricordi i tuoi inizi?
Ora che mi ci hai fatto pensare la mia prima reazione é stata di sorridere, spontaneamente. Quella tastiera é stato uno dei regali più belli ed inaspettati, ricordo la gioia mentre provavo a dare un senso a tutti quei tasti bianchi e neri. Suonare e cantare mi dava serenità, mi faceva viaggiare. Più passava il tempo e più sentivo l’esigenza di riempirmi di musica e di pari passo cresceva la voglia creare qualcosa di mio. Oggi ho riscoperto quel benessere e quella serenità che mi davano da bambino lo scrivere ed il cantare.