Fina: “quasi ovunque il Partito Democratico conferma i sindaci e le amministrazioni uscenti, altri Comuni li conquistiamo con risultati clamorosi, penso ai centri in provincia di Pescara e dell’Aquila”
REGIONE – “Si registra un arretramento del centrodestra anche in Abruzzo: sommando a livello regionale le percentuali delle diverse forze non si arriva nemmeno lontanamente alla percentuale ottenuta di recente alle regionali e alle europee. La Lega cala nettamente, Fratelli d’Italia non compensa, l’Abruzzo si inscrive nel trend che riguarda tutto il centrosud”: inizia così in conferenza stampa l’analisi di Michele Fina, segretario del Partito Democratico abruzzese, sui risultati delle elezioni amministrative.
Fina, che risponde anche al sindaco ex Pd di Francavilla Antonio Luciani invitandolo “a un confronto in diretta Facebook solo dopo il voto dei ballottaggi per concentrarsi fino ad allora sugli ultimi giorni di campagna elettorale”, ritiene che “le divisioni del centrodestra sono un riflesso delle insoddisfazioni dei cittadini per l’operato dell’amministrazione regionale a guida Marsilio. Pur non essendo in partenza una tornata favorevole per il centrosinistra, nella città capoluogo in cui si votava, Chieti, i dati ci parlano di una bocciatura del candidato del centrodestra, Fabrizio Di Stefano. Il nostro candidato, Diego Ferrara, è in grado di parlare a tutta la città e di intercettare il consenso di una parte larga”.
Per quanto riguarda l’altra città in cui si andrà al ballottaggio, Avezzano, il segretario del Pd Abruzzo parla di “scomposizione molto articolata. Il Pd qui si è rigenerato attraverso un percorso molto bello, e anche qui la Lega solo l’anno scorso era al 38 per cento, mentre adesso il candidato sindaco Genovesi, con Lega, FdI e due liste di centro, arriva appena al 20. La partita non è chiusa”, ha concluso poi Fina, facendo riferimento alle certezze ancora da acquisire sul risultato ma anche a un percorso che prosegue: “Assieme a Mario Babbo decideremo il da farsi se non dovesse toccare a lui andare al ballottaggio”.
In generale, spiega Fina per quanto riguarda il quadro degli altri Comuni “quasi ovunque il Partito Democratico conferma i sindaci e le amministrazioni uscenti, altri Comuni li conquistiamo con risultati clamorosi, penso ai centri in provincia di Pescara e dell’Aquila. In altri non ce l’abbiamo fatta perché abbiamo ereditato divisioni del passato, ma rivendichiamo di non averne aggiunte di nuove: anche dove ha perso, il Pd c’è, come infrastruttura democratica” che a livello regionale dal voto acquisisce “la responsabilità di prepararsi a essere alternativa in una fase politica particolarmente delicata, in cui si intersecano la crisi economica che mostrerà ancora conseguenze nei prossimi mesi e la necessità di gestire la notevole mole di risorse in arrivo dall’Unione europea, che dovranno cambiare anche l’Abruzzo”. Le direttrici sono quelle percorse dall’inizio del mandato da segretario, lo scorso anno, ovvero il Pd come “forza coalizionale, che parla alle forze di sinistra, civiche e moderate, che continua il dialogo con il Movimento Cinque Stelle”.
La presidente del Pd Abruzzo, Manola Di Pasquale, ha sottolineato che i risultati del voto da un lato hanno messo in evidenza “i lavoro e la progettualità messi in campo dal Pd nei territori, mettendo da parte personalismi e conflittualità, che invece si manifestano in modo evidente tra i partiti che governano la Regione”.
Il capogruppo del Pd in Consiglio regionale, Silvio Paolucci, ha spiegato che “le elezioni locali hanno chiaramente un impatto a livello regionale, già in atto. Il segnale evidente è quello di un presidente che arriva da fuori e che non riesce nella gestione e nella lettura del quadro politico a costruire unità”. Paolucci si è soffermato tra l’altro sul risultato di Chieti: “Ferrara, al contrario di Di Stefano, ha raccolto migliaia di voti in più delle liste che le sostengono. Può raccogliere al ballottaggio il consenso di tutti quelli che chiedono il cambiamento rispetto alla gestione degli ultimi dieci anni. E’ stata bocciato l’approccio presuntuoso di chi ha voluto imporre i candidati da Roma”.