Il commissario De Dominicis ha predisposto la piantina. Le associazioni ambientaliste: “Bene per i tempi, ora però il commissario mostri subito le carte. Dopo 14 anni di delusioni attendiamo fatti concreti, soprattutto dalla politica”
CHIETI – Il commissario per la perimetrazione del Parco Nazionale della Costa Teatina ha concluso la prima fase del suo lavoro e ha predisposto, con l’aiuto dell’ufficio cartografico della Regione, una piantina di quella che sarà l’area protetta. De Dominicis lo ha affermato nel corso di un incontro con il delegato regionale del WWF Luciano Di Tizio e con il presidente di Legambiente Abruzzo Giuseppe Di Marco.
“La carta – spiegano gli ambientalisti – non ci è stata ancora mostrata, perché il commissario prima di rendere pubblica la sua proposta vuole avviare gli incontri con i sindaci del territorio interessato. Da parte nostra prendiamo atto con soddisfazione del rispetto dei tempi, a dispetto della assoluta carenza di fondi e di strutture con la quale il commissario ha dovuto confrontarsi. Ci riserviamo tuttavia di esprimere le nostre valutazioni solo dopo aver attentamente esaminato le carte, che chiediamo vengano rese pubbliche in tempi brevissimi. In questi quasi 14 anni sono state tante le delusioni ed è logico chiedere fatti e non più soltanto annunci: è bene che di questo il commissario De Dominicis sia ben consapevole”.
Di Marco e Di Tizio vanno oltre e guardano anche al futuro: “Una volta conclusa la fase della perimetrazione – spiegano – sarà necessario garantire governance e risorse. Vanno accelerate le tappe con la nomina immediata degli organi gestionali, così come previsti dalla legge, e bisogna recuperare fondi, dopo i tanti stanziati in questi anni e non sfruttati a causa proprio della mancata perimetrazione. La politica, a livello nazionale e regionale, dovrà fare la sua parte. Il Parco dei Trabocchi è ormai atteso da troppi anni dalle popolazioni della costa teatina come volano per il rilancio del territorio. Per raggiungere questo risultato occorre scegliere dirigenti motivati e capaci e rendere pienamente operativo il parco nel giro di pochi mesi, perché il territorio possa cominciare subito a trarne i giusti vantaggi, non solo nella tutela delle aree di pregio naturalistico già individuate da SIC, Riserve e normative regionali, ma anche nel rilancio dell’economia, a cominciare dall’agricoltura di qualità e dal turismo”.
“Il Parco – concludono – può rappresentare una straordinaria occasione per realizzare un nuovo modello di area protetta, intesa appunto come “laboratorio di sostenibilità” aperto a tutti e animato da chi abita questi luoghi per portare avanti una idea di futuro che implichi, a differenza di quanto accaduto sino a ora, una maggiore sinergia degli enti locali nel pianificare il territorio al di là dei propri confini municipali e un maggiore protagonismo del mondo agricolo nel suo importante ruolo di produttore di beni comuni. Ci sono tutti i numeri per poter diventare il laboratorio di un nuovo sistema di gestione del territorio e raccogliere, con coraggio e determinazione, le nuove sfide della green economy”.