All’IIS Alessandrini era stata assegnata per la valutazione una terna di libri della sezione saggistica, nella quale gli alunni del gruppo di lettura della IV B Turismo hanno individuato come miglior libro quello della scrittrice e giornalista Maria Pace Ottieri “Il Vesuvio universale” Ed. Einaudi. I vari gruppi di lettura hanno rappresentato all’assemblea di oltre 500 partecipanti (tra delegazioni studentesche e associazioni culturali) il giudizio formulato in vari mesi di confronto e di lettura dei testi.
Per la scuola Alessandrini l’alunna Federica Colantuono ha esposto il seguente giudizio:
“Con lo stile giornalistico brillante e coinvolgente e la passione dell’inchiesta sociale e antropologica accompagnata da ricostruzioni storiche e di storia naturale, Maria Pace Ottieri ci offre un quadro d’insieme della conurbazione vesuviana, cioè di quella congerie di paesi grandi come città, dai confini indistinti e dalle problematiche socioeconomiche affini, dominata dal gigante addormentato, il Vesuvio, che da milioni di anni fa sentire periodicamente la sua voce e sconvolge la vita delle popolazioni.
“Il Vesuvio universale” ci piace anche perchè, pur vivendo sulla sponda opposta a quella tirrenica, sentiamo il Vesuvio come parte di noi, della nostra storia, cultura e civiltà. Il Vesuvio infatti rappresenta uno dei focus dell’immaginario collettivo dell’uomo occidentale: lo incontriamo nelle “Lettere a Tacito” di Plinio il Giovane, lo incontriamo nella stupefatta meraviglia di Winkelmann alla vista del Bello emergente dagli scavi di Pompei, lo incontriamo nel “Viaggio in Italia” di Goethe, ne “La ginestra” di Leopardi, alla fine del “Viaggio al centro della terra” di Verne, ne “La pelle” di Malaparte.
Alle pendici del Vesuvio è nato un mondo con la sua inconfondibile identità, che lo stesso Vesuvio ha plasmato nel tempo, tanto da poter dire – parafrasando Erodoto – che “la terra del Golfo è figlia del Vesuvio”. 700.000 persone vivono intorno al cono, su una terra di eccezionale fertilità alimentata dal concime naturale delle ceneri vulcaniche. Ma a questa stupefacente vitalità e straripante bellezza della natura fa quasi da contrappasso la sensazione che presto o tardi le viscere del vulcano possano tornare ad espellere il materiale distruttivo che tante volte nel passato ha annientato splendide civiltà. Dal 1944 il Vesuvio è quiescente, ma lascia intravedere, nelle innocue e suggestive manifestazioni di vulcanismo secondario che tanto affascinano i turisti, le potenzialità distruttive che covano nelle sue profondità.
Maria Pace Ottieri ci dà però una speranza, rintracciata nei segnali molteplici di solidarietà, di intelligenza, di umanità, di saper fare e di cultura espressi dalle popolazioni e dagli intellettuali vesuviani, molto simili a quella “social catena” invocata da Leopardi che avrebbe dovuto stringere solidalmente gli uomini allo scopo di contrastare l’opera del vulcano e della natura indifferente e nemica di cui è espressione”.
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