XV Edizione del Concorso Internazionale Lettera d’Amore a Torrevecchia Teatina

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L’ospite d’onore   sarà Umberto Broccoli

TORREVECCHIA TEATINA (CH) – La cerimonia di premiazione della XV Edizione del Concorso Internazionale Lettera d’Amore  si svolgerà sabato 8 agosto a partire dalle ore 20,00 a Torrevecchia Teatina, nel Parco dei Giovani “S. Karol Woytjla” annesso al Palazzo Baronale Valignani, dove ha sede il Museo della Lettera d’Amore. Come di consueto, un ospite di prestigio parteciperà alla manifestazione più appassionatamente “letteraria” dell’estate abruzzese, Umberto Broccoli, a cui verrà assegnato un premio alla carriera quale “ambasciatore della cultura classica e in particolare della letteratura classica d’amore”. Broccoli, archeologo, autore televisivo, conduttore radiofonico, scrittore e conduttore televisivo italiano, sovraintendente ai beni culturali del comune di Roma dal 2008 al 2014, ha scritto molti libri, tra cui, gli ultimi, Voce del verso amare. (2003, Rai Eri). La poesia dell’amore/L’amore fa rima. (2009, Arnoldo Mondadori Editore), è giunto alla notorietà popolare per aver condotto la trasmissione “Con parole mie”, che nel 2004 è stata itinerante, facendo tappa anche in Abruzzo.

Il programma della cerimonia prevede: alle ore 20,00, apertura della manifestazione con la presentazione-concerto del libro Dall’Umano verso il Divino. J.S. Bach e i 6 solo à violino, Edizioni della Laguna, 2015; con la partecipazione dell’Autore, prof. Fabrizio Casu, e la presentazione di Walter Tortoreto. Fabrizio Casu al violino eseguirà brani dalle sonate di Bach; Walter Tortoreto relazionerà sul testo.

A seguire la premiazione, introdotta dai saluti del Sindaco Avv. Katja Baboro e del Presidente della Giuria Prof. Vito Moretti, affiancato dal Prof. Massimo Pasqualone e da Massimo Pamio, Direttore del Museo. La conduzione della serata sarà a cura di Mario Maria Cimini, uno dei più spumeggianti e colti giovani della nostra Regione. I testi saranno recitati dall’attrice Giuliana Antenucci. Intermezzi musicali scelti da Fabrizio Casu.

Nella serata saranno premiati anche Franca Minnucci, che riceve il “premio dell’amore” (uno splendido oggetto creato dagli “artigiani” orafi Verna) per aver curato insieme con Annamaria Andreoli l’epistolario amoroso: “Come il mare io ti parlo”, pubblicato da Bompiani nel 2015, carteggio d’amore tra Gabriele d’Annunzio e Eleonora Duse, 1894-192. Il “premio dell’amore” sarà assegnato anche a Pier Franco Brandimarte, per il romanzo “L’Amalassunta” (Giunti, 2015), premio Calvino opera prima nel 2014, finalista premio Berto nel 2015, romanzo-inchiesta magico, leopardiano, che lascia il segno di una prima prova matura e ricca di suggestioni come di rado accade.

Tra pochi giorni saranno resi noti anche i nomi dei vincitori del concorso per la più bella lettera d’amore del 2015.

Umberto Broccoli (Roma, 4 settembre 1954) è un archeologo, autore televisivo, conduttore radiofonico, scrittore e conduttore televisivo italiano, dal 2008 sovraintendente ai beni culturali del comune di Roma.

Biografia

Figlio dell’autore televisivo Bruno Broccoli, si laureò in archeologia cristiana nel 1976 presso La Sapienza di Roma, dove divenne successivamente docente di epigrafia cristiana antica greca e latina (dal 1976 al 1979).

È stato direttore del Castello di Giulio II di Ostia (dal 1980 al 1987). Come archeologo medievista, ha successivamente lavorato per la Soprintendenza archeologica di Roma. Tra il 1988 e il 1992 è membro del Consiglio nazionale per i beni culturali del Ministero per i beni culturali e ambientali e redattore di riviste specialistiche di Archeologia medievale.

È autore di programmi di approfondimento della Rai, collaboratore di testate giornalistiche nazionali, conduttore dei programmi Con parole mie e In Europa, trasmessi da Rai Radio Uno fino al 2014.

A giugno del 2008 è stato nominato sovrintendente ai beni culturali del comune di Roma e direttore del dipartimento di archeologia medievale.

Riconoscimenti

Nel 1997 ha vinto il premio Diego Fabbri per la saggistica con Mamma Rai. Storia e storie del servizio pubblico radiotelevisivo ed è arrivato finalista per il premio Satira con Luna Park. La Zingara.

Nel 2010 riceve il Premio Eugenio Montale – Fuori di casa per il giornalismo RAI e l’attualizzazione della cultura classica con la seguente motivazione: «Broccoli,”con parole sue“ negli anni ci ha fatto comprendere quanto attuale sia ancora nel nostro tempo la lezione dei pensatori dell’antichità e quanto importante rileggerne le pagine».

Il 24 gennaio 2014 riceve al Quirinale l’onorificenza di Commendatore della Repubblica Italiana.

Pubblicazioni

Ha pubblicato numerosi saggi e libri con Laterza, Curcio, Le Monnier, Rai Eri, e ha collaborato con settimanali e quotidiani (La Repubblica, Avvenimenti, Ultime Notizie, TV Sorrisi e Canzoni, Reset, Archeo). Qui di seguito le principali: L’abbazia delle Tre Fontane. (1980) Corpus della scultura altomedievale. (1981) Il catalogo del museo di Terracina. (1982) Terracina. Museo e raccolte civiche (1). (1982, Bardi editore) Ostia paleocristiana. (1984) Archeologia e Medioevo. (1986, Laterza). Le storie della Storia. (con prefazione di Jacques Le Goff, Armando Curcio Editore). Luna Park. La Zingara. (1996, Rai Eri,). Mamma Rai. Storia e storie del servizio pubblico radiotelevisivo. (con Claudio Ferretti e Barbara Scaramucci, Le Monnier 1997). Telesogni dalla A alla Z.(con Claudio Ferretti, 1999, Rai Eri). Segni, in Massacciucoli il lago di Puccini, Greentime, 2002; Voce del verso amare. (2003, Rai Eri). La poesia dell’amore/L’amore fa rima. (2009, Arnoldo Mondadori Editore).

VINCITORI DEL PREMIO DELL’AMORE: FRANCA MINNUCCI E PIER FRANCO BRANDIMARTE

FRANCA MINNUCCI

Franca Minnucci riceve il “premio dell’amore” per aver curato insieme con Annamaria Andreoli l’epistolario amoroso: “Come il mare io ti parlo”, pubblicato da Bompiani nel 2015, carteggio d’amore tra Gabriele d’Annunzio e Eleonora Duse, 1894-1923

“vedo il sole”, scrisse Eleonora Duse nel primo biglietto per Gabriele d’Annunzio, e parlava di lui, che definirà il loro incontro “un incantesimo solare”. Senza saperlo, ma forse lui sì, il loro amore inaugurò il divismo moderno e alimentò le cronache mondane per anni. I detrattori hanno sostenuto che non fu un vero amore. La questione è più complessa. Il loro, semmai, fu un incontro di reciproco interesse. Il connubio artistico con la più celebrata attrice del tempo avrebbe permesso a Gabriele di avvicinare il pubblico ai suoi miti e alla sua poesia. A lei premeva rinnovare il suo repertorio e legare la propria arte a testi che fossero “suoi” e soltanto suoi. E per di più cadde fulminata dal grande seduttore che, pur amandola, finì per stancarsene, come sempre. Fu un grande amore? Sì, e questo libro – che ho visto crescere insieme agli studi di Franca Minnucci negli Archivi del Vittoriale degli Italiani – lo racconta con le stesse parole della grande attrice. Quasi tutte le lettere di lui sono andate distrutte, ma se ne salva una del 17 luglio 1904, poco dopo la fine della loro storia, che le riassume tutte: “Il bisogno imperioso della vita violenta – della vita carnale, del piacere, del pericolo fisico, dell’allegrezza – mi hanno tratto lontano. E tu – che talvolta ti sei commossa fino alle lacrime dinanzi a un mio movimento istintivo come ti commuovi dinanzi alla fame di un animale o dinanzi allo sforzo d’una pianta per superare un muro triste – tu puoi farmi onta di questo bisogno?” La risposta gli giunse pochi giorni dopo: “Non parlarmi dell’impero della ragione, della tua ‘vita carnale’, della tua sete di ‘vita gioiosa’. – Son sazia di queste parole! – Da anni ti ascolto dirle. Non ti posso seguire interamente, né interamente comprendere […] Quale amore potrai tu trovare, degno e profondo, che vive solo di gaudio?” “vedo il sole”, scrisse Eleonora Duse nel primo biglietto per Gabriele d’Annunzio, e parlava di lui, che definirà il loro incontro “un incantesimo solare”. Senza saperlo, ma forse lui sì, il loro amore inaugurò il divismo moderno e alimentò le cronache mondane per anni. I detrattori hanno sostenuto che non fu un vero amore. La questione è più complessa. Il loro, semmai, fu un incontro di reciproco interesse. Il connubio artistico con la più celebrata attrice del tempo avrebbe permesso a Gabriele di avvicinare il pubblico ai suoi miti e alla sua poesia. A lei premeva rinnovare il suo repertorio e legare la propria arte a testi che fossero “suoi” e soltanto suoi. E per di più cadde fulminata dal grande seduttore che, pur amandola, finì per stancarsene, come sempre. Fu un grande amore? Sì, e questo libro – che ho visto crescere insieme agli studi di Franca Minnucci negli Archivi del Vittoriale degli Italiani – lo racconta con le stesse parole della grande attrice. Quasi tutte le lettere di lui sono andate distrutte, ma se ne salva una del 17 luglio 1904, poco dopo la fine della loro storia, che le riassume tutte: “Il bisogno imperioso della vita violenta – della vita carnale, del piacere, del pericolo fisico, dell’allegrezza – mi hanno tratto lontano. E tu – che talvolta ti sei commossa fino alle lacrime dinanzi a un mio movimento istintivo come ti commuovi dinanzi alla fame di un animale o dinanzi allo sforzo d’una pianta per superare un muro triste – tu puoi farmi onta di questo bisogno?” La risposta gli giunse pochi giorni dopo: “Non parlarmi dell’impero della ragione, della tua ‘vita carnale’, della tua sete di ‘vita gioiosa’. – Son sazia di queste parole! – Da anni ti ascolto dirle. Non ti posso seguire interamente, né interamente comprendere […] Quale amore potrai tu trovare, degno e profondo, che vive solo di gaudio?”

PIER FRANCO BRANDIMARTE

PIER FRANCO BRANDIMARTE, nato a Torano Nuovo (Teramo) nel 1986 riceve il premio per il romanzo “L’Amalassunta” (Giunti, 2015), premio Calvino opera prima nel 2014 e finalista premio Berto nel 2015.

«Ecco, lo vedo» scrive l’autore e così comincia l’avventura di un dialogo impossibile ma reale tra due esistenze lontane nel tempo ma che si rilanciano l’un l’altra. Entrambe ossessionate dalla verità nuda, dallo scarno, poetico e essenziale racconto di sé. Oggi come ieri.

Montevidone, un piccolo comune sulle colline marchigiane. Là vicino il nonno del giovane narratore possedeva una barberia. Là visse e lavorò dopo la formazione bolognese e parigina il pittore Osvaldo Licini, tra «i poveri muri delle case» sino a «sconfinare nei campi». Là Licini cercò la luna, amica argentata, mentre il giovane narratore cerca oggi un senso alla sua vita frugando in quella del pittore.

Lasciare Torino e la fidanzata Nina per capire meglio se stesso in rapporto a Licini, stanarne testimonianze, forzando un istinto logico e ferino a seguirne le tracce ovunque, è per il narratore una personale recherche. Gli Olandesi volanti, gli Angeli ribelli, le Amalassunte non sono solo le opere più emblematiche di Licini, sono il distillato di un’esistenza i cui punti cardine rimangono la Bologna dell’Accademia durante gli anni dieci, insieme a Morandi e Vespignani; la Grande Guerra, che offese Licini a una gamba; la Parigi di un Modì prossimo alla morte; il riconoscimento tardivo alla Biennale di Venezia nel 1958; l’amore per Nanny Hellströmm, la moglie svedese che gli rimase accanto sino alla fine.

«Un oggetto inusuale, L’Amalassunta, perfetto nel suo genere», così si legge nella motivazione del Calvino, il premio più prestigioso nella scoperta di nuovi scrittori italiani. Un romanzo-inchiesta magico, leopardiano, che lascia il segno di una prima prova matura e ricca di suggestioni come di rado accade.

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