Home » Attualità » “Abbracciamo L’Aquila”

“Abbracciamo L’Aquila”

da Donatella Di Biase

Anche  il capoluogo  d’Abruzzo aderisce alla manifestazione nazionale di sensibilizzazione per la tutela dei beni culturali con due appuntamenti (27 febbraio e 3 marzo) per parlare di recupero e di ricostruzione e soprattutto per non  diventare il più grande magazzino di opere d’arte al mondo

L’AQUILA – La Campagna di sensibilizzazione nazionale “Abbracciamo la Cultura”, un’iniziativa promossa dalla Cgil Nazionale e da numerose organizzazioni del terzo settore, tra cui Arci, Legambiente,WWF, Auser, Acli Ambiente, l’associazione nazionale biblioteche , l’associazione nazionale degli archeologi, Touring Club, punta a lanciare un appello per conservare, valorizzare e promuovere l’immenso patrimonio  costituito dai Beni Culturali del nostro Paese.

Hanno sottolineato le associazioni promotrici:

oggi  i Beni Culturali italiani sono in sofferenza per i pesanti tagli operati dalla legge finanziaria, i quali vanno ad aggiungersi al disinvestimento culturale che il nostro paese opera oramai da anni, penalizzando l’occupazione, le condizioni di lavoro, la professionalità e l’entusiasmo di tanti giovani. Questo stato d’incuria è sintomo di un impoverimento culturale della società che non annuncia nulla di buono per il Paese.

Da qui  l’invito ad  una mobilitazione pubblica diffusa su tutto il territorio nazionale,attraverso eventi, manifestazioni ed iniziative, per chiedere una politica condivisa che affermi la priorità dei Beni Culturali nello sviluppo economico del paese e rilanci il ruolo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

L’Aquila aderisce alla manifestazione nazionale “Abbracciamo la cultura ”.

Pochi luoghi in Italia possono vantare la concentrazione di un patrimonio artistico culturale come quello aquilano. Attualmente, però, la quasi totalità dei suoi beni mobili giace in depositi. Sono necessari accordi di programma tra enti e istituzioni dell’intero cratere per trovare spazi espositivi per le numerose collezioni di opere d’arte salvate dal sisma, ma non più fruibili.La mancanza di fruibilità delle opere d’arte salvate dalle macerie, messe in sicurezza e restaurate, può vanificare il senso stesso delle operazioni di recupero di questi beni. Una coraggiosa e programmata politica di valorizzazione culturale può essere la soluzione affinché L’Aquila non diventi il più grande magazzino di opere d’arte al mondo.

Un bene culturale rappresenta la cultura, la storia di un territorio; è testimone di identità, segno di appartenenza, vettore di speranze verso il futuro.
Il sisma del 6 aprile, oltre a provocare vittime e danni materiali, ha modificato il rapporto tra individuo e territorio. Spesso il legame si è allentato o diversificato. La consapevolezza che l’identità e l’appartenenza territoriale possano funzionare da catalizzatori per la rinascita della città deve essere condivisa e interiorizzata dai cittadini, ma soprattutto da chi ha la responsabilità delle scelte che, fatte nell’emergenza, segneranno il territorio per decenni.

A L’Aquila si terranno due manifestazioni:

– Domenica 27 febbraio alle 10.30 a Piazza Palazzo i cittadini si daranno appuntamento per “Abbracciamo L’Aquila”, per richiamare ancora una volta l’attenzione sull’urgenza di una ricostruzione che parta dal centro storico e che renda accessibili subito i suoi monumenti. Aderiscono alla manifestazione il Comune dell’Aquila, il Movimento delle carriole, Assemblea Cittadina e le associazioni di Piazza d’Arti, e partecipano la Banda di Paganica e il Trio 99.

– Giovedì 3 marzo alle 15,30 nell’auditorium CGIL a L’Aquila, in via Saragat, Arci, Cgil, Inu e Legambiente hanno organizzato una tavola rotonda dal titolo “Per una Cultura della ricostruzione”. Interverranno: Pierluigi Properzi (Istituto Nazionale di Urbanistica), Claudio Falasca (CGIL Nazionale), Vittorio Cogliati Dezza (Presidente nazionale Legambiente), Simone Ombuen (Urbanista), Antonio Centi (Presidente Istituzione Sinfonica Abruzzese), Pier Ugo Foscolo (Preside Facoltà Ingegneria Università degli Studi dell’Aquila), Roberto Di Vincenzo (Editore), Carlo De Matteis (Storico), Francesco Zimei (Musicologo). Coordinerà Paolo Mastri (Capo Redattore Il Messaggero Pescara).

Ha commentato  Antonio Ricci, della segreteria di Legambiente Abruzzo:

a  L’Aquila del post terremoto si assiste alla diffusione, con tempi accelerati dettati dall’emergenza prima e dalla “ricostruzione” poi, di un modello dissipativo di città diffusa che abbiamo visto affermarsi sia nel nostro Paese che altrove nel mondo . Una proliferazione insediativa che comporta un dissennato consumo di suolo e mal si coniuga con efficienza energetica, mobilità pubblica sostenibile, ruolo del centro storico come elemento attrattivo di un ampio territorio.

E proprio il centro storico recuperato con i più elevati criteri di sostenibilità (antisismicità compresa) può rappresentare un volano per l’economia del turismo culturale e di qualità; perché se è vero che “dal turismo può partire la rinascita” è altrettanto vero che progetti come quello di recente presentato hanno il sapore stantio di una visione vecchia e pericolosa di sviluppo. La riscoperta del valore della tutela del territorio, dei paesaggi, della cultura, delle tradizioni e della storia delle comunità, si sposa con la necessità ormai riconosciuta, non solo in Europa, di avere occasioni, strutture e luoghi, nei quali la qualità ambientale viene sempre più largamente percepita come un plus per migliorare la vacanza e tutelare l’ambiente adottando comportamenti responsabili. Scellerato consumo di suolo, cementificazione, infrastrutture a servizio di nuovi insediamenti di seconde case, stagionalizzazione dei flussi turistici vanno in direzione opposta all’unica forma di turismo in crescita.

Secondo il vicepresidente dell’Istituto Nazionale di Urbanistica Pierluigi Properzi è da rivedere innanzitutto l’approccio globale alla ricostruzione del capoluogo abruzzese. Properzi ha  spiegato  che:

la ricostruzione dell’Aquila si è posta all’indomani del terremoto come una questione particolarmente complessa, sia per la dimensione dell’abitato colpito (circa 1500 ettari su 14 chilometri) che per la “diversità” rispetto ai casi precedenti, visto che si parla di una delle più importanti ed estese città storiche dell’Italia centrale. Questa ricostruzione non può essere perciò ricondotta all’interno dei modelli e delle esperienze tradizionali. Si pongono assieme i problemi della ricostruzione delle economie delle comunità di base e dell’integrazione delle economie logore con le nuove e aggressive economie della ricostruzione, che usufruiscono di cicli edilizi drogati dalle componenti fondiarie e finanziarie». Per cominciare ad affrontare efficacemente il compito gravoso occorre, spiega Properzi, che «venga superato il modello fin qui adottato, zoppo, di governance della ricostruzione, tutto definito da decreti e ordinanze. La posizione dell’INU è quella di una attività di sostegno e di accompagnamento di questo processo, sperando comunque in una revisione della Legge 77/09 che è stata pensata per un diverso sistema di governo della ricostruzione.

Il Segretario Generale della CGIL L’Aquila Umberto Trasatti pone l’accento sui mancati interventi di recupero delle testimonianze storiche ed artistiche, sull’abbandono del centro storico e delle sue macerie che peggiorano un quadro già devastante. Trasatti ribadisce che

per i beni culturali, occorrono almeno 3,5 miliardi di euro e che, sino ad oggi, le cifre stanziate tra Protezione Civile e Mibac non hanno permesso un intervento significativo ed in parte sono state sprecate in un eccesso di azioni urgenti prive di progettualità.

Il Segretario della CGIL sottolinea inoltre l’importanza di «ricostruire la cultura perché essa rinasca unitamente ai suoi più diretti fruitori, gli aquilani e gli abruzzesi. Parlare di beni culturali e di ricostruzione, in modo particolare qui all’Aquila, quindi, per la CGIL, non può prescindere dalla fitta trama – oggi drammaticamente recisa – di un tessuto che unisce il cittadino alle sue testimonianze storiche ed al vivere quotidiano in stretto rapporto con esso.

Per noi, per la CGIL, è fondamentale ricostruire il passato quanto progettare un nuovo futuro e ciò si realizza tenendo insieme il rapporto tra le persone ed i loro luoghi, tra le persone e le loro attività economiche, tra le persone e il lavoro. La riedificazione e la ristrutturazione degli edifici storici, distrutti dal terremoto, deve essere fatta senza perdere di vista la necessaria ricostruzione del tessuto produttivo locale, attraverso la formazione e riqualificazione dei lavoratori, e con essa del tessuto delle imprese».
«Per queste ragioni, infine l’edilizia, le attività commerciali, la scuola, l’università, l’accademia, le attività culturali ed il turismo, sono la trama a cui vanno riallacciati questi fili, secondo un progetto condiviso, partecipato e multidisciplinare a cui vogliamo ridare vita anche attraverso questa coalizione ‘abbracciamo la cultura.

Per Carmine Basile dell’ARCI di L’Aquila:

in una città come L’Aquila, simbolo per la tutela dei beni culturali, “Abbracciamo la Cultura” assume un significato del tutto particolare: attraverso le iniziative e gli incontri proposti, si vuol sostenere un impegno diffuso da parte della collettività, affinché si arrivi ad un quadro di regole e di risorse certe destinate alla cultura in Italia e alla ricostruzione per L’Aquila. “Abbracciamo la Cultura” rappresenta per l’ARCI il tentativo di far crescere forse, per la prima volta, un nuovo modo di intendere la cultura, partendo da sensibilità comuni, dalla necessità di riconoscersi e di esprimersi anche attraverso i problemi, le difficoltà i sogni e le aspirazioni che muovono l’intero sistema. Attraverso questa campagna vogliamo sostenere di nuovo quale è la funzione sociale della cultura, il suo ruolo di “legame del Paese”, il suo valore come motore per uno sviluppo sano e sostenibile.

L’offerta culturale e turistica aquilana può ripartire proprio dalla valorizzazione sistematica dei suoi tesori nascosti, del suo patrimonio negato, perché un territorio che investe sull’accessibilità e la valorizzazione dei propri beni culturali contribuisce al mantenimento di una comunità più consapevole della propria storia e della propria cultura. La valorizzazione e la corretta e diffusa fruizione dei beni culturali, inoltre, generano un forte bacino economico e innalzano la qualità complessiva dei territori in cui sono presenti, dando loro maggiori opportunità per il futuro.

Ti potrebbe interessare

Lascia un commento